Per diverse ore è stato in testa il Front National guidato da Marine Le Pen, tallonato da En Marche di Emmanuel Macron. Poi, alla fine degli spogli, il rapporto di forze s’è invertito, con Macron al 23,75% contro il 21,53% della Le Pen. In virtù del sistema elettorale francese gli altri candidati sono esclusi dai giochi e non potranno andare al secondo turno, dovendo così far convergere i loro voti sui due primi arrivati: François Fillon è rimasto fermo al 19,9%, Jean-Luc Melenchon al 19,6%, il socialista Hamon al 6,3% e Dupont-Aignant al 6,3%.
Secondo un ballottaggio realizzato per France Info, al ballottaggio Macron otterrebbe il 62% delle preferenze contro il 38% della Le Pen. Si capisce: dalla sua ha tutta la politica tradizionale francese ed il relativo elettorato, e soprattutto l’apparato della Grandeur. Parliamo, in fondo, di un banchiere che ha svolto il servizio di “tecnico” sotto la presidenza di Hollande come Ministro dell’Interno, ben visto dalle istituzioni europee e dai mercati. Tutto il mondo mediatico francese ed internazionale è con lui, impegnato a prevenire una vittoria della Le Pen presentata alla stregua di un’apocalisse.
In ogni caso il Front National ha raccolto oltre sette milioni di voti, soprattutto nei piccoli e medi centri. Macron prevale invece nelle grandi città, a cominciare dalla Capitale, a dimostrazione del suo essere maggiormente in sintonia anche con la cultura europeista e cosmopolita che vi si respira. Non sarà facile archiviare e dimenticare un simile risultato, per la politica tradizionale francese: per la prima volta nella storia della Quinta Repubblica, infatti, né i Repubblicani di centrodestra né il Partito Socialista di centrosinistra partecipano al ballottaggio, ritrovandosi così esclusi dal gioco politico. Adesso la partita è tutta fra il Front National e il nuovo movimento di Macron. Se anche Macron, forte del vasto sostegno ricevuto, dovesse prevalere, la forza del Front National non potrebbe comunque essere trascurata: da solo, infatti, risulterebbe essere riuscito a tener testa a tutte le altre forze politiche coalizzate insieme.
“Si volta oggi chiaramente pagina nella vita politica francese”, ha detto Macron nel suo primo discorso post elettorale. Augurandosi di divenire fra quindici giorni il nuovo Presidente della Repubblica Francese, Macron ha promesso di “farla finita con tutti i nazionalismi”, chiara allusione alla rivale Le Pen. Macron ha concluso il proprio discorso ringraziando Hamon e Fillon per aver chiesto ai loro elettori di votarlo al secondo turno.
Marine Le Pen, invece, ha così parlato ai propri elettori e sostenitori: “Mi avete portato al secondo turno delle presidenziali. Ne sono onorata con umiltà e riconoscenza. Vorrei esprimere a voi elettori patrioti la mia più profonda gratitudine. E’ un risultato storico, un atto di fierezza di un popolo che solleva la testa, che confida nel futuro”. E ha quindi aggiunto: “Io vi propongo l’alternanza fondamentale che fondi un’altra politica. Questo non accadrà con Macron, erede di Hollande e del suo quinquennato catastrofico. Il sistema ha cercato in tutti i modi, anche i più contestabili, di soffocare questo grande dibattito politico. Adesso questo dibattito finalmente si farà. Sì, sono io la candidata del popolo”.
Jean-Luc Melenchon non ha dato, contrariamente a Fillon e Hamon, indicazioni di voto ai propri elettori. Ciascuno potrà quindi scegliere fra Macron e Le Pen secondo la propria coscienza. Il candidato de La France Insoumise ha così giustificato la propria decisione: “Ognuno di noi sa, secondo coscienza, qual è il suo dovere”. Perché, se per un vecchio elettore della “gauche”, votare per il Front National storicamente è sempre stato qualcosa di difficilmente digeribile, anche accordare la propria preferenza ad un tecnico formatosi sotto i governi dell’era Hollande non è molto meno indigesto. E’ ben noto, infatti, che votare ciò che viene indicato come il “meno peggio”, magari in nome del “voto utile”, spesso e volentieri sortisca effetti contrari alle aspettative. Molto probabilmente gli elettori più anziani della vecchia sinistra francese rifiuteranno di votare la Le Pen, mentre i più giovani, già meno vincolati a certi retaggi ideologici ed identitari, pur con qualche incertezza le accorderanno la loro preferenza, visto che tra il movimento di Melenchon ed il FN vi sono pure dei punti in comune in termini di programma e che l’alternativa rappresentata da Macron appare decisamente molto lontana, per slogan ed obiettivi, da quanto idealizzano.
Questo meccanismo potrebbe riprodursi anche nell’elettorato dei Repubblicani, malgrado l’invito di Fillon a puntare su Macron: insomma, l’elettorato francese, oggi più che mai in uno stato d’imprevedibile liquidità, potrebbe fornire qualche inaspettata sorpresa dell’ultimo minuto. La partita è ancora aperta.