Sono circa 10mila le persone che hanno preso parte alla manifestazione contro il green pass organizzata dal Coordinamento lavoratori portuali di Trieste (Clpt). Gli operai intenzionati a recarsi sul posto di lavoro non sono stati ostacolati. Chi auspicava flop e defezioni, è rimasto con le pive nel sacco. Il flusso di manifestanti davanti al varco 4 del porto giuliano è incessante. Continuano ad arrivare persone soprattutto dal Veneto. Treviso, Venezia, Verona, ma anche Bergamo tra le città presenti con proprie delegazioni.
“Abbiamo fatto entrare chi voleva lavorare. Abbiamo la Costituzione, in Italia, la stanno e violando noi la stiamo difendendo” – ha detto il portavoce del Coordinamento lavoratori portuali di Trieste (Clpt), Stefano Puzzer, parlando ai partecipanti alla protesta. “La protesta proseguirà fino a quando il green pass non verrà eliminato”– ha aggiunto il rappresentante dei lavoratori.
A Genova sono due i varchi bloccati. Una lunga coda di Tir provenienti per la maggior parte dal Nord-Italia è in coda alle porte del Varco Etiopia del porto ligure. Anche ad Ancona il porto è bloccato per un sit-in dei lavoratori. Attività regolare, invece, a Bari, Venezia e Gioia Tauro. Per questo pomeriggio è in programma una manifestazione a Bocca della Verità a Roma. I promotori sono Sara Cunial e Davide Barillari, che hanno occupato gli uffici della Regione Lazio. A Milano sono tre le manifestazioni organizzate in vari punti della città. Cortei anche a Firenze, Bologna, Monfalcone, Cagliari, Pesaro, Ravenna e Rimini.
Gli operai portuali stanno lottando per i diritti di tutti i lavoratori e le lavoratrici contro la strumentale divisione tra vaccinati e non vaccinati con cui si tenta di camuffare anni di squilibri contrattuali, di trattative al ribasso e condizioni di lavoro insostenibili. I porti bloccati, i disservizi e le manifestazioni sparse per tutto il Paese sono le conseguenze della sordità di una classe politica completamente scollegata dalla realtà produttiva, da un CTS ballerino e sempre meno credibile con le sue “ricette” salvifiche e dalla tracotanza di vari apparati pubblici, rinchiusi nelle torri eburnee dell’auto-referenzialità.
L’alba di Trieste non è stata chiara per chi, con grande presunzione, aveva fatto l’equazione Parlamento sedato – Paese normalizzato. Tra una condanna e l’altra del dissenso, i capetti dei partiti evidentemente hanno perso di vista migliaia di italiani. Da Nord a Sud ci sono collettivi e comunità resistenti che non si arrendono. Adesso lo sa anche Draghi.