
Ora che Trump ha vinto e che la legittima gioia per lo scampato pericolo (l’elezione della “madrina” dell’ISIS, Hillary Clinton) ha avuto modo di sfogarsi irridendo sinistri e giornalisti allineati e coperti, è arrivato il momento di un’analisi seria su quanto accaduto.
La crisi profonda che flagella gli USA (ma i media mainstream ci raccontano che con Obama andava tutto bene) con oltre 45 milioni di poveri e una disoccupazione reale superiore al 20%, con interi distretti industriali abbandonati, campi incolti, negozi chiusi, e la classe media quasi spazzata via, anche a causa del pessimo Obamacare (che in sostanza costa un mucchio di soldi a ciascun lavoratore, ma che non copre tutte le malattie o gli interventi necessari) ha spinto moltissimi, anche non bianchi, a votare per Trump. All’inizio della presidenza Obama i poveri erano 31 milioni, e la disoccupazione era più bassa.
La paura per una guerra mondiale, l’impresentabilità della Clinton, e poi tutti gli altri scandali (vedi sotto) hanno fatto il resto.
Inutile dire come Trump sia per accordarsi con Putin sulla Siria e sostanzialmente disinteressarsi dell’Ucraina, impedire il finanziamento dei candidati presidenziali da parte di Paesi stranieri, rilanciare l’economia e rivedere/annullare i trattati di libero scambio.
Trump è a favore del taglio delle tasse e all’incremento della spesa pubblica. Ha promesso di investire 500 miliardi di dollari, per costruire ospedali e altre infrastrutture fondamentali come strade e aeroporti.
La Clinton, priva di un qualsivoglia piano economico, ha incentrato tutta la propria campagna su pochi temi:
- La Russia è un pericolo e Putin fa delle brutte cose (ammazza bambini, hackera la mia mail, finanzia Trump, è il capo di Assange, etc) e vanno fermati
- Bisogna rovesciare Assad imponendo una no-fly zone
- I diritti dei gay
- I diritti di neri e latinos
- Sarei la prima donna presidente
- Trump è cattivo
Ora, è evidente come il punto 1 contraddicesse molte delle informazioni disponibili non solo su Putin, che comunque da molti americani viene rispettato perché cerca di fermare l’ISIS (mentre una delle accuse rivolte a Obama e quindi alla Clinton era proprio la sua incapacità/complicità coi terroristi) ma anche sugli stretti legami fra la Clinton e i principali finanziatori del terrorismo: Qatar e Arabia Saudita.
Il punto 2 implicava la guerra alla Russia, per ammissione di un generale americano, in una audizione al Congresso. E gli americani in generale, a parte i sinistri, la guerra non la volevano (vedi anche punto sopra). E poi la Clinton si era mostrata un’inetta in varie occasioni, compresa la vicenda di Benghazi, in cui causò la morte di quattro americani.
I punti 3 e 4 interessavano solo una parte, quella più frignona e vittimista dei latinos e dei neri, nonché i sinistri (neanche tutti). Era evidente che, specie perché condita da una propaganda incessante che accusava i maschi bianchi lavoratori e con scarsa o meda istruzione di essere bigotti, fascisti, razzisti e omofobi, tutto ciò avrebbe spinto la maggioranza bianca, lavoratrice e stanca di chiacchiere a votare per Trump.
Il punto 5 è molto simile. Sostanzialmente ruotava tutto attorno ai punti cardine del femminismo più estremo: i maschi sono privilegiati, le donne sono oppresse, occorrono più diritti, basta con le battute e le frasi sessiste, etc. Ovvio che tutto ciò non interessasse minimamente le classi lavoratrici, le quali invece chiedevano cose concrete: lavoro, crescita, sviluppo, niente guerre mondiali e anche un sistema sanitario funzionante (cosa che l’Obamacare non è).
Il punto numero 6, e cioè la demonizzazione ossessiva dell’avversario, che a volte ha pagato, ha fallito miseramente, anzi: sembrava che a ogni insulto contro Trump (i soliti a cui la sinistra di tutto il mondo ci ha abituato: “è pazzo, sessista, è un porco, un puttaniere, uno stupratore, misogino, razzista, guerrafondaio, violento, rozzo, ignorante, un parvenu, un idiota, è come Hitler, è una marionetta di Putin etc”) aumentassero i consensi di cui già godeva ampiamente.
A ciò va aggiunta la promessa della Clinton di entrare in guerra con l’Iran, i continui insulti nei confronti degli elettori di Trump e la faziosità senza ritegno dei media.
Come ben scrive Filippo Bovo:
“Quel che s’evince da queste elezioni è che negli Stati Uniti è cambiato anche il linguaggio politico: le accuse di “filoputinismo”, per esempio, non sono minimamente servite a stroncare Trump, mentre le sue accuse all’Amministrazione Obama e alla gestione Clinton del Dipartimento di Stato per i disastri in Siria e nel resto del Medio Oriente hanno trovato l’immediata approvazione di molti cittadini americani. La retorica clintoniana ed obamiana sui diritti civili è apparsa come fumo negli occhi ad un popolo che è sempre più alle prese con problemi di disordine pubblico e di povertà e precarietà in crescita, che ha preferito ascoltare Trump che invece si rivolgeva ai colletti blu e agli ex colletti blu degli Stati un tempo operai ed industriali ed oggi falcidiati dalla deindustrializzazione e dalla disoccupazione, e ai quali parlava soprattutto d’immigrazione e di lavoro.”
Tutto ciò ha però spinto le persone a informarsi su internet, bypassando completamente l’informazione mainstream. Questo ha permesso a moltissime persone di accedere alle rivelazioni di Wikileaks, che da mesi riversa sul Web le mail della Clinton e di altre importanti possibilità, mettendone a nudo gli atti criminali e l’assenza di alcuna moralità. Fra questi: scandali legati a pedofilia e tratta di bambini e cene sataniste.
E così le persone hanno scoperto che Trump si proponeva il rilancio delle aree industriali depresse, e il sostegno agli agricoltori.
Questo ha portato tantissimi voti a Trump, nonostante l’ostilità dei Bush e di gran parte dei repubblicani, che hanno remato contro, e nonostante l’azione di disturbo presentata dal candidato libertario Johnson.
La vittoria di Trump è una sciagura? Sì, ma per pochi. Per esempio lo è per i sauditi. Ecco cosa scrive il principe saudita Alwaleed bin Talal:
.@realDonaldTrump
You are a disgrace not only to the GOP but to all America.Withdraw from the U.S presidential race as you will never win.
— الوليد بن طلال (@Alwaleed_Talal) 11 dicembre 2015
La replica di Trump è stata sferzante:
“@Michael2014abc: @Alwaleed_Talal @realDonaldTrump Has your country, Saudi Arabia, taken ANY of the Syrian refugees? If not, why not?”
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 13 dicembre 2015
Non appena certo dell’elezione di Trump, il principe saudita si è affrettato a porgere un ramoscello d’ulivo:
President elect @realDonaldTrump whatever the past differences, America has spoken, congratulations & best wishes for your presidency.
— الوليد بن طلال (@Alwaleed_Talal) 9 novembre 2016
L’elezione di Trump è stata vista come un’autentica tragedia dalla sinistra americana, in particolare da quella liberal, e dagli esponenti più estremisti delle minoranze: neri, latinos, femministe, gay, lesbiche e simili.
Questi sono così democratici, che hanno rifiutato la vittoria schiacciante di Trump, e sono scesi in piazza per fare, come al solito, casino, incendiando auto, sfasciando vetrine, e assaltando le auto della polizia. Vi ricorda qualcosa? Sì, noi a queste scene siamo tristemente abituati.
Scene di guerriglia urbana scatenata da gente immatura bravissima a invocare la democrazia da esportazione (tramite i bombardieri) ma pronta a ripudiarla quando il risultato non le piaccia (referendum in Crimea, elezione di Assad e di Putin, vittoria di Trump…).
La minoranza nera, coccolata da anni di propaganda liberal che ne attribuisce tutti i difetti e le mancanze al razzismo dei bianchi, ha dato il peggio di sé.
Protesters break glass and graffiti empty Oakland police car #oakprotest pic.twitter.com/ybP1cLpRrL
— Anderson Lanham (@AndersonLanham) 10 novembre 2016
Ad esempio incendiando auto della polizia.
Protesters smash OPD car and light it on fire #oakprotest pic.twitter.com/qsJQLrcvV2
— Chantelle Lee (@ChantelleHLee) 10 novembre 2016
O aggredendo presunti elettori di Trump.
Ci sono anche stati casi in cui hanno incendiato la bandiera americana o un fantoccio raffigurante Trump.
E pensare che si tratta in larga parte di gente che, vuoi perché sostenitrice di Sanders, vuoi per snobistico disprezzo, non era nemmeno andata a votare.
In alcuni college gli esami sono stati rimandati per permettere agli studenti di sfogare il proprio sgomento per la vittoria di Trump.
In altri casi sono state cancellate lezioni perché gli studenti erano incapaci di trattenere le lacrime, o preferivano semplicemente mettersi in mostra, magari dopo neppure essere andati a votare.
Protesters knock over dumpster that they lit on fire #oakprotest pic.twitter.com/gfeieIbQon
— Chantelle Lee (@ChantelleHLee) 10 novembre 2016
Rabbia e delusione anche nel mondo dello spettacolo e dell’informazione (ormai ridotta anch’essa a mero intrattenimento) tutto schierato con la Clinton, sia in America che in Italia. In particolare la CNN si ostinava a dare la Clinton vittoriosa, quando persino l’ex first lady aveva perso le speranze.
Questo risultato dispiace anche al governo golpista ucraino, che teme il riavvicinamento, desiderato sia da Trump che da Putin, fra Russia e USA, perché significherebbe la fine del supporto americano (e probabilmente di quello europeo) non solo alle azioni terroristiche di Kiev, ma anche alle sanzioni contro Mosca. Cosa ancora più importante, potrebbe significare la fine della linea di credito aperta in favore dell’Ucraina, con conseguente fallimento del Paese.
In Italia queste elezioni sono andate di traverso a parecchia gente, dato che tutti si erano affrettati a salire sul carro della Clinton, data per vittoriosa al di là di ogni dubbio.
Da Renzi alla Botteri, da Alan Friedman a Saviano, da Beppe Severgnini a Napolitano, questa vittoria ha spazzato via molte illusioni e costretto tanta gente a un bagno di umiltà. Non possiamo certo dircene dispiaciuti.
Massimiliano Greco
Bagno di umiltà che non c’è stato. Le prefiche e le vedove restano inconsolabili. Snowflakes!