È il settimo giorno dell’operazione speciale russa nel Donbass e in Ucraina. In questi giorni si sono verificati molti eventi importanti, sia militari che politici. Andiamo ad esaminare i più importanti, come riportato dai media russi e da testimonianze dirette.
Continua il bombardamento contro la popolazione civile delle Repubbliche del Donbass
L’esercito ucraino continua a bombardare i civili del Donbass con artiglieria e armi a razzo. Secondo la testimonianza di una donna di Donetsk, che è riuscita a lasciare il Donbass per la Russia pochi giorni prima dell’inizio dell’operazione speciale, la situazione a Donetsk era “un vero inferno”. Non vi erano stati attacchi così massicci nemmeno nel 2014. Gli ucraini hanno sparato sulla città con i lanciarazzi MLRS Grad, e per la prima volta dal 2014 sono stati utilizzati missili balistici tattici Tochka-U (sono stati lanciati in totale 5 missili).
Fortunatamente, il sistema di difesa aerea ha funzionato bene ed è stato in grado di abbattere i razzi, i cui frammenti sono caduti nelle zone meno popolate della città. In caso contrario, vi sarebbero state molte più vittime civili. Negli ultimi 12 giorni, nella sola Repubblica popolare di Donetsk sono morti più di 20 civili. Le truppe ucraine e i battaglioni di estrema destra sparano contro obiettivi civili senza alcun motivo.
L’esercito ucraino si stava spostando sul lato del Donbass, il che suggerirebbe che l’esercito ucraino stesse letteralmente preparando un attacco alle due Repubbliche per il giorno 25 febbraio. Se questa informazione viene confermata, significa che Putin era in vantaggio di un giorno sugli ucraini e ha lanciato un attacco preventivo.
Le truppe russe in Ucraina
I paracadutisti russi già il secondo giorno hanno preso una testa di ponte all’aeroporto di Antonov, nel nord-ovest di Kiev, poi sono arrivati i rinforzi per aiutarli. Sono stati bloccati, in tutto o in parte, diverse grandi città del Donbass e diversi centri regionali. Sono stati segnalati combattimenti a Kharkov (la seconda città più grande dell’Ucraina), a Nikolaev e persino a Kiev. Ma anche gli esperti russi fanno notare che non si può parlare di una rapida presa di queste città, soprattutto di Kiev. Gli esperti russi sono concordi sul fatto che il ritmo degli avanzamenti e delle vittorie avrebbe potuto essere molto più rapido se l’esercito russo avesse agito con meno cautela nei confronti delle città dell’Ucraina.
Il fatto che l’esercito ucraino bombardi le città del Donbass con tutti i tipi di armi, compresi missili tattici e missili non guidati, per infliggere il massimo danno alle infrastrutture sociali e alla popolazione civile, non viene replicato dall’esercito russo. Il capo della Repubblica di Cecenia, Ramzan Kadyrov, ha fatto appello al presidente Putin chiedendo tattiche più dure contro i terroristi ucraini, e questo confermerebbe ciò che i propagandisti ucraini non vogliono ammettere: l’esercito russo cerca di evitare il più possibile danni e vittime tra la popolazione civile (anche se, purtroppo, in nessuna guerra si possono evitare fatalità tra i civili). Ecco perché il ritmo di avanzamento avrebbe potuto essere più rapido.
Tuttavia, la propaganda ucraina non esita a utilizzare schermate di videogiochi per computer, immagini di camion e carri armati distrutti del 2014, foto di edifici distrutti da loro stessi nel Donbass e false vittime per ricattare l’esercito russo. Gli ucraini hanno riferito di oltre 5000 perdite tra le truppe russe e di dozzine di jet abbattuti senza alcuna prova di un solo jet russo a terra. Fonti russe indipendenti riferiscono invece di circa 300 perdite tra le truppe russe, che è un numero enorme, ma di molto inferiore a quello delle perdite ucraine, soprattutto considerando che la Russia ha meno truppe (50-60mila, più le 20-30mila delle Repubbliche di Donetsk e Lugansk) impegnate in questa operazione rispetto all’esercito ucraino (più di 200mila). L’esercito ucraino non è un bersaglio facile: molti dei suoi soldati hanno esperienza militare, sono stati addestrati da istruttori della NATO, hanno moderni sistemi anticarro e antiaerei provenienti dai paesi occidentali, oltre che a fucili da cecchino, sistemi per la visione notturna e altre attrezzature.
Tuttavia, i successi raggiunti finora sono notevoli. Oltre al blocco della capitale ucraina e di alcune grandi città nel sud e nell’est del paese, come affermano esperti militari, in questi giorni i russi sono riusciti a infliggere enormi danni alle infrastrutture militari dell’Ucraina: sono stati distrutti la difesa aerea ucraina, gli aeroporti, l’aviazione militare e depositi di munizioni; i battaglioni ucraini stanno attraversando un periodo difficile.
I battaglioni nazisti
Il più famoso e famigerato tra i battaglioni nazisti è il battaglione Azov, che in realtà è diventato una brigata. Azov è stato creato dal Andriy Biletsky (soprannominato “Leader bianco”) e ha una vasta esperienza nella guerra nel Donbass. Inoltre, secondo i media russi, Azov è connesso con le agenzie militari e di intelligence degli Stati Uniti, ben armato, preparato e altamente motivato a combattere i russi. Ora, i neonazisti che condividono queste idee si stanno riversando tra i ranghi di Azov da tutta Europa. I combattenti di Azov non esitano a mostrare la loro ammirazione per Hitler. Di recente è stato distribuito alla televisione polacca un documentario intitolato “Fascisti in trincea” dedicato al battaglione Azov, girato da giornalisti polacchi. Il pericolo costituito da questo battaglione aumenta notevolmente in quanto Azov si trova nella seconda città più grande del Donbass, Mariupol, una città con un denso sviluppo urbano ed enormi fabbriche. La popolazione di Mariupol è di fatto presa in ostaggio. Secondo testimonianze di Mariupol del 2014, vi sono stati casi di bullismo subiti dagli abitanti di questa città, di stupri e successivi brutali omicidi di donne da parte dei nazisti di Azov.
La situazione umanitaria nelle città dell’Ucraina e del Donbass
La posizione dei residenti delle città in diverse parti dell’Ucraina e del Donbass è molto differenziata. Alcuni guardano ai soldati delle forze armate russe e agli eserciti delle Repubbliche del Donbass come liberatori. Molti soldati degli eserciti del Donbass non vedono i loro parenti da anni. Altri, invece, considerano i soldati russi come occupanti.
In tutte le città dell’Ucraina vi è ora una grave carenza di cibo. La gente ha ceduto al panico e ha fatto scorte di cibo dai negozi. I russi non solo non interferiscono con la consegna di cibo alle città bloccate, ma creano corridoi umanitari. Tuttavia, il panico tra la popolazione si avverte.
La vera fuga avviene da Kiev: le persone lasciano la città in massa, il che indica il loro atteggiamento nei confronti dell’esercito russo, che percepiscono come occupante. Vi sono però anche molte altre persone a Kiev che aspettano i russi come liberatori, e che presumibilmente combatteranno contro i nazisti ucraini quando la guerra inizierà nella città. Certo, i primi sono più numerosi dei secondi, il che non sorprende: molti abitanti di Kiev filorussi sono stati messi a tacere dal regime del Maidan filoamericano o sono fuggiti dalla città e dal paese. In generale, però, Kiev è sempre stata e rimane antirussa.
La principale minaccia per Kiev non viene però dall’esercito russo. Per ordine del presidente Zelensky, sono state distribuite ben 25.000 mitragliatrici ai residenti della città. Chiunque volesse avere in mano una mitragliatrice e delle cartucce potrebbe farlo. Di conseguenza, già la prima notte sono rimaste uccise 60 persone. Di notte, in città vengono effettuate sparatorie indiscriminate: di norma si tratta di persone che si scambiano l’un l’altro per “sabotatori russi”. Vi sono molte rapine e casi di saccheggio: gente che messo le mani sulle armi le usa per rapinare negozi.
L’ordine di Zelensky di distribuire armi a tutti è dunque controproducente, se considerato dal punto di vista degli interessi della difesa. Tuttavia, vi è probabilmente un altro significato più profondo: più sangue viene versato a Kiev e più persone muoiono, più il quadro dei “crimini di guerra di Putin” risulterà colorato. È anche improbabile che questa idea venga da Zelensky stesso: qui è possibile intravedere la calligrafia degli americani che, secondo numerosi esperti sia russi che internazionali, hanno provocato questa guerra tra popoli fraterni.
Al momento, non è certo dove si trovi il presidente Zelensky, ma è molto probabile che non sia a Kiev. Parlando il 25 febbraio alle telecamere dei giornalisti in giubbotto antiproiettile e con la mitragliatrice in mano, Zelensky aveva detto che probabilmente lo avrebbero visto per l’ultima volta. Successivamente, è scomparso dagli schermi TV per diversi giorni. Alcuni dicono che Zelensky sia fuggito segretamente a Leopoli (Ucraina occidentale), altri che si stia nascondendo in Polonia. Ad ogni modo, contrariamente alle forti promesse patriottiche, il presidente dell’Ucraina ha molto probabilmente lasciato la capitale del suo paese.
Ora stanno emergendo le prime informazioni su come si sta instaurando una vita pacifica nelle città dell’Ucraina sotto il controllo delle truppe russe, di cui parleremo in seguito.