Donbass: verso la tregua

Il 9 dicembre, a Parigi, si è svolto il vertice del Formato Normandia sulla cessazione della guerra nel Donbass. Il Formato Normandia è un incontro periodico dei leader di quattro Paesi (Francia, Germania, Ucraina e Russia), il primo dei quali è avvenuto nel giugno 2014, in occasione delle celebrazioni dedicate al settantesimo anniversario dello sbarco degli alleati anglo-americani in Normandia. L’incontro è stato avviato dall’allora presidente della Francia, François Hollande.

L’obiettivo del Formato Normandia è la discussione sull’attuazione degli accordi di Minsk riguardanti la guerra civile che da cinque anni è scoppiata nel Donbass, regione sud-est dell’Ucraina. Allo stesso tempo, tre di questi Paesi (Francia, Germania, Russia) sono garanti dell’attuazione degli accordi di Minsk, mentre l’altro membro, l’Ucraina, è parte del conflitto. I Paesi garanti dovrebbero contribuire ad attuare i punti del trattato.

Gli accordi di Minsk sono stati conclusi due volte: nel settembre 2014 e nel febbraio 2015, entrambe le volte su iniziativa dell’Ucraina. L’esercito ucraino aveva allora subìto due pesanti sconfitte ad opera dei combattenti del Donbass, era stato circondato e aveva subìto moltissime vittime tra i propri militari.

Per salvare il proprio esercito dalla completa sconfitta, l’allora presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko si era rivolto al suo omologo russo, Vladimir Putin, per concludere una tregua. Putin aveva usato la propria influenza sulle Repubbliche del Donbass ed era riuscito a mettere entrambe le parti del conflitto al tavolo dei negoziati. Gli accordi di Minsk-2 sono stati così conclusi l’11-12 febbraio 2015, dopo la sconfitta delle truppe ucraine nei pressi della città di Debaltseve. Secondo alcuni resoconti, non erano solo i militari ucraini e i militanti dei battaglioni neonazisti ucraini ad essere stati circondati, ma anche i commando di alcuni Paesi della NATO.

Gli Accordi di Minsk-2 contengono un elenco dettagliato di azioni, rigorosamente definite nell’ordine di esecuzione, che entrambe le parti devono intraprendere. Innanzitutto, si tratta di un completo cessate il fuoco, il ritiro di truppe e armi dalla “linea di contatto delle parti”. L’Ucraina è tenuta a modificare la propria legislazione: l’adozione di una legge sullo status speciale del Donbass (che implica un’ampia autonomia del Donbass stesso), un’amnistia completa per gli attivisti militari e politici delle repubbliche del Donbass e il ripristino di tutti i diritti sociali, umanitari e finanziari del Donbass.

Sin dall’inizio del conflitto, l’Ucraina ha congelato i depositi bancari dei residenti del Donbass e ha smesso di pagare le loro pensioni. Solo dopo tutto l’attuazione di tutto ciò, si dovrebbero tenere libere elezioni nel Donbass con la partecipazione di osservatori internazionali. Successivamente, l’Ucraina riprenderebbe il controllo del confine con la Russia, che è ora controllato dalle Repubbliche del Donbass.

L’Ucraina non ha finora rispettato un solo paragrafo degli accordi di Minsk-2. Ha approfittato della tregua dopo pesanti sconfitte per ripristinare l’efficacia del combattimento del suo esercito, operazione in cui è stata aiutata dagli Stati Uniti e dai suoi alleati nell’Unione Europea. Questo è stato il motivo per cui il Formato Normandia, originariamente concepito come un formato temporaneo, ha esteso la propria esistenza fino ad oggi.

L’ultimo incontro del Formato Normandia, prima di quello del 9 dicembre, si era tenuto nel 2016. In seguito, due gruppi di sabotaggio erano entrati in Crimea dall’Ucraina. Successivamente, il presidente russo Vladimir Putin aveva rifiutato di incontrare il presidente ucraino Poroshenko, accusandolo di terrorismo, e ritenendo il Formato Normandia non necessario nell’ambiente attuale.

Il 20 maggio 2019, il nuovo presidente dell’Ucraina è diventato Volodymyr Zelensky, un famoso comico televisivo (che può essere definito una sorta di controparte ucraina del nostro Beppe Grillo). Zelensky ha vinto le elezioni perché gli ucraini erano stanchi della corruzione associata a Petro Poroshenko. Inoltre, Zelensky ha promesso ai propri elettori di porre fine alla guerra nel Donbass.

Nella sua retorica non vi era nulla di simile alle dichiarazioni fatte dal presidente Poroshenko, il quale aveva promesso che i bambini del Donbass non sarebbero mai andati a scuola e che avrebbero vissuto negli scantinati. Zelensky è riuscito persino a ritirare le truppe ucraine da due punti sulla “linea di contatto delle parti” con il Donbass, e ha incontrato personalmente i soldati dei battaglioni neonazisti ucraini.

Secondo molti osservatori, l’incontro del Formato Normandia del 9 dicembre si è concluso con una vittoria per Vladimir Putin. Lo ha detto direttamente il cancelliere tedesco Angela Merkel, che si è congratulata personalmente con Putin per l’andamento positivo delle trattative. Zelensky di fronte ai media ha promesso che l’Ucraina attuerà gli accordi di Minsk, dei quali ha firmato i documenti insieme ai leader degli altri tre Paesi partecipanti all’incontro. Nel frattempo, alcuni ministri del governo Zelensky hanno minacciato di non contribuire all’attuazione di Minsk-2, perché questi accordi sarebbero svantaggiosi per l’Ucraina.

Ora l’Ucraina non corre il rischio di una sconfitta militare, pertanto vi sarebbe la possibilità che rifiuti di rispettare i punti che ha promesso di soddisfare – e da parte dei russi vi sono alcuni dubbi sul fatto che dopo il vertice del 9 dicembre, l’Ucraina rispetterà i propri obblighi.

Tuttavia, il presidente Zelensky ha firmato questi punti con l’impegno di rispettarli: la posta in gioco è la reputazione dell’Ucraina come Stato (e governo) affidabile. Nonostante questo, un altro fattore che il presidente ucraino deve considerare è il potenziale discontento dei gruppi estremisti all’interno del Paese per gli accordi di Minsk. Pertanto, al momento, le possibilità concrete di pace nel Donbass sono ancora ridotte.

Silvia Vittoria Missotti