Ucraina: presidenziali 2019

Il 31 marzo, in Ucraina, si terranno le elezioni presidenziali, le seconde dopo il golpe del 21 febbraio 2014. La Commissione Elettorale Centrale ucraina ha già registrato un numero record di candidati alla presidenza, più di 40 persone. Tuttavia, al momento, i candidati principali sono cinque:

  • l’attuale presidente Petro Poroshenko, leader del partito “Blocco di Petro Proshenko” (che, insieme ai partiti del Fronte Popolare dell’Ucraina, rappresenta la coalizione di governo)
  • Yulia Tymoshenko, leader del “Partito della Patria” (“Batkivshchyna”), la quale, in passato, era stata Primo Ministro dell’Ucraina e che oggi è una dei politici più influenti in Ucraina;
  • Vladimir Zelensky, comico e conduttore di uno spettacolo televisivo;
  • Yurij Boyko, rappresentante del partito di opposizione “Per la Vita” (un frammento dell’ex Partito delle Regioni, il cui leader è stato estromesso dall’ ex presidente Viktor Yanukovich);
  • Anatolij Gritsensko, capo del partito “Posizione Civile”, ex ministro della Difesa e fervente sostenitore dell’ingresso dell’Ucraina nella NATO.

Un paese che rifiuta di fare i conti con la propria storia

Chiariamo ora, con un breve excursus, la situazione storica ed attuale dell’Ucraina, al fine di capire meglio il panorama elettorale di questo Paese.

L’Ucraina è uno Stato creato cento anni fa nel quadro dell’URSS. I veri creatori di questo Stato erano stati i comunisti-internazionalisti di Mosca, che l’Ucraina nazionalista di oggi non ama ricordare, mentre sottolinea invece costantemente le proprie differenze con i russi e con Mosca. In effetti, però, tra Ucraina e Russia vi sono alcune somiglianze evidenti, prima fra tutte la lingua: la lingua ucraina è infatti abbastanza facilmente comprensibile per coloro che parlano russo. In Ucraina, almeno la metà della popolazione parla russo. Il 90 percento della popolazione di Kiev, la capitale, parla russo. Nei tempi antichi, la stessa Kiev era chiamata la “madre delle città russe”. Pertanto, le affermazioni dei nazionalisti ucraini sulle differenze dalla Russia causano forti dubbi linguistici e storici.

Agli inizi degli anni Venti, i comunisti di Mosca incorporarono molte zone abitate dalla popolazione russa nella Repubblica Sovietica Ucraina. Una grande parte del territorio dell’Ucraina di oggi è abitata dalla popolazione russa, che ancora parla la lingua russa. Le regioni russe hanno fornito il principale prodotto dell’economia nazionale ucraina, dal momento che vi sono localizzate quasi tutte le industrie e la produzione ad alta tecnologia. Tuttavia, tutto ciò appartiene ormai al passato.

Il Golpe del 2014 e i gravi problemi economici

Dopo il crollo dell’URSS nel 1991 e il colpo di Stato del 21 febbraio 2014, l’Ucraina sta rapidamente perdendo il proprio potenziale industriale e scientifico, trasformandosi in un Paese in cui il principale prodotto di esportazione è il lavoro. Nel 1991, la popolazione dell’Ucraina sovietica ammontava a 52 milioni. Secondo i dati ufficiali, nel 2016 era scesa a 42 milioni.

Da studi indipendenti, tuttavia, si evince che ai dati ufficiali devono essere sottratti altri 8-10 milioni di persone, che sarebbero andati in altri Paesi in cerca di lavoro. Solo in Russia vi sono 4-5 milioni di cittadini ucraini, e in Polonia circa 1,5 milioni. Inoltre, nel marzo 2014, a causa dei timori dovuti al nazionalismo ucraino, la Crimea (2.200.000 abitanti) è passata alla Russia tramite un referendum, ed è iniziata la guerra per l’indipendenza del Donbass (circa 3-4 milioni di abitanti). Oggi, vi sono degli esperti ucraini che stanno dando l’allarme: l’Ucraina sta perdendo il suo potenziale demografico, economico e sociale.

Tuttavia, questi problemi sono quasi invisibili nei programmi dei principali candidati alla presidenza (ad eccezione di Yurij Boyko, il candidato più competente in merito, ex ministro e vice Primo ministro nel governo di Yanukovich). L’Ucraina è un Paese che rischia un serio calo demografico. Uno dei motivi dello spopolamento è il dominio del potere oligarchico e della corruzione (secondo i calcoli dell’Air Force britannica, il presidente Poroshenko ha aumentato la sua fortuna di otto volte nel giro di meno di un anno dall’inizio della sua presidenza), la guerra nel Donbass e il rischio di un’elevata perdita di vite umane.

La Guerra in Donbass e la russofobia

In tempi recenti, inoltre, in Ucraina si sta espandendo il divieto sull’uso della lingua russa. La legge sulla lingua di insegnamento (5 settembre 2017) nega il diritto di ricevere un’istruzione (settembre 2017) nella lingua madre di ungheresi, polacchi, bulgari, rumeni e di altre minoranze nazionali dell’Ucraina. Il colpo di Stato (il cosiddetto Euromaidan, che in Ucraina è ufficialmente chiamato la “rivoluzione della dignità”) del 21 febbraio 2014 è stato realizzato da forze conservatrici e di estrema destra, una destra radicale che si ispira apertamente all’ideologia dal Terzo Reich.

I primi territori che si sono opposti sono stati la Crimea e il Donbass, seguiti dai distretti ungheresi della Transcarpazia. L’anno scorso e l’anno precedente, il governo di Kiev ha inviato truppe in questa regione, apparentemente per combattere il contrabbando. Tuttavia, gli arresti e le ricerche sono stati effettuati solo nelle case degli attivisti ungheresi. L’Ungheria aveva promesso di inviare truppe in Transcarpazia per proteggere la minoranza ungherese, ma l’intervento dell’Unione Europea ha scongiurato l’inizio di una nuova guerra.

Questo non ha però raffreddato i capi dei nazionalisti a Kiev: quasi tutti i principali candidati alla presidenza dell’Ucraina, in un modo o nell’altro, aderiscono alle posizioni nazionaliste, ad eccezione di Gritsenko e di Boyko, che è nativo del Donbass.

I sondaggi premiano l’antipolitica di Zelensky

Una delle ultime classifiche è stata pubblicata dall’Istituto Internazionale di Sociologia di Kiev, un servizio sociologico ben noto e autorevole, che ha interpellato circa 2042 elettori in 11 centri in tutte le regioni dell’Ucraina, compreso il territorio del Donbass controllato dalle autorità di Kiev. L’indagine è stata condotta dall’8 al 20 febbraio 2019.

Al primo posto vi è il comico Vladimir Zelensky (26,4%). Al secondo posto si trova l’attuale presidente Petro Poroshenko (18%), seguito da Yulia Tymoshenko (13,8%). Al quarto posto vi è Yurij Boyko (candidato dell’elettorato delle regioni meridionali e orientali dell’Ucraina), con un punteggio del 10,9%. Il quinto posto è occupato dal principale lobbista dell’ingresso dell’Ucraina nella NATO, Anatolij Gritsenko (6,4%). Al sesto posto troviamo Oleg Lyashko (6,3%), seguito dagli altri candidati minori che non superano il 3%.

Un altro servizio sociologico, la società Blue Dawn Monitoring, ha stimato la situazione politica dell’Ucraina nel periodo che va dal 14 al 19 febbraio 2019 in un sondaggio che ha coinvolto circa 2074 residenti di tutte le regioni dell’Ucraina, ad eccezione del Donbass. Al primo posto è risultato nuovamente Vladimir Zelensky, ma la percentuale di voti ricevuti dai potenziali elettori è significativamente inferiore (20%). Yulia Tymoshenko è invece risultata al secondo posto (17,8%), seguita da Petro Poroshenko (12%). Pertanto, il punteggio di Poroshenko è sceso dal secondo al terzo posto, a favore della Tymoshenko.

I dati raccolti da un’altra società, il Centro per il Sociale e il Marketing delle Attività di Ricerca (SOZIS), presentano delle somiglianze con quelli della Blue Dawn Monitoring. Il SOZIS ha effettuato un sondaggio di generalizzazione tra l’8 e il 18 febbraio 2019, che ha coinvolto 2000 persone in tutte le aree dell’Ucraina, ad eccezione del Donbass. Il punteggio di Zelensky ammonta a 23,8%, e quello di Poroshenko a 20,3% (la più alta delle percentuali ricevute dal candidato). La valutazione di Yulia Tymoshenko è del 15.9%, e quella di Boyko dell’11,5%. Al quinto e sesto posto vi sono Gritsenko e Lyashko (rispettivamente 6,6% e 5,5%).

Infine, la valutazione del Centro del Razumkov, un altro servizio sociologico ben noto dell’Ucraina, ha riscontrato Zelensky al 19%, Poroshenko al 16,8% e la Tymoshenko al 13,8%.

Presidenziali in salita per la Tymoshenko

A partire dal 2017, tutti gli esperti ucraini e i dati dei sondaggi avevano registrato l’ascesa costante della leadership di Yulia Tymoshenko, la “furia” della politica ucraina. È stata vice-Premier e primo Ministro dell’Ucraina, e sotto la presidenza di Viktor Yanukovych è stata incarcerata con l’accusa di aver rubato dei fondi per il gas. Tornata in libertà a seguito del colpo di Stato del 21 febbraio 2014, la Tymoshenko è tornata attivamente in politica e ha preso parte alle elezioni presidenziali del maggio 2014, aggiudicandosi il secondo posto.

Le elezioni erano infatti state vinte da Petro Poroshenko, che all’epoca era un oligarca medio, relativamente poco conosciuto, ma che entro breve ha visto la sua fortuna economica aumentare esponenzialmente. La vittoria di questo candidato al primo turno sembrava misteriosa. In Ucraina circolava la versione secondo la quale le percentuali dei voti gli erano state attribuite dagli americani, che sarebbero stati i veri organizzatori del colpo di Stato. A favore di questa versione vi sarebbe il fatto che Yulia Tymoshenko non avesse portato, come da lei promesso, la gente nelle strade a protestare contro la vittoria che a suo dire le era stata rubata.

Tuttavia, la Tymoshenko ha costantemente criticato Petro Poroshenko in vista delle elezioni successive. L’Ucraina sta rapidamente diventando più povera e sta perdendo manodopera: durante gli anni di presidenza di Petro Poroshenko, dagli 8 ai 10 milioni di persone, i cittadini più attivi, hanno lasciato l’Ucraina. Per la populista Yulia Tymoshenko, questo è un vero dono, un’arma per criticare i passi falsi dell’attuale governo. Inoltre, non sorprende che il rating del presidente Poroshenko sia molto basso: alcuni mesi fa era del 5-6%, e meno di un anno fa del 2-3%. Sembrava certo che la Tymoshenko avrebbe vinto le elezioni.

Poroshenko e il rischio di brogli elettorali

All’inizio dell’anno scorso, le dispute si erano ridotte, e i sondaggi mostravano la seguente classifica: Tymoshenko, Gritsenko, Boyko, Zelensky e, per ultimo, Poroshenko. In tutti i sondaggi, Poroshenko non era mai salito sopra il 5° posto. Tuttavia, l’apparizione del comico Vladimir Zelensky ha rimescolato le carte in tavola. Questo personaggio è molto popolare in una determinata fascia della società, ma il fattore principale è che gli ucraini richiedono nuovi volti in politica e, più precisamente, sono stanchi dei politici in generale. In un certo senso, la figura di Zelensky ricorda un po’ quella di Beppe Grillo.

La Tymoshenko, inoltre, ha un “candidato gemello”, un certo Yurij Tymoshenko. Secondo i calcoli eseguiti, un elettore inesperto, invece di un marchio vicino al nome di Yulia Tymoshenko, metterà un marchio vicino al nome di Yurij Timoshenko. Yulia Tymoshenko ha infatti già protestato con la Commissione Elettorale Centrale che, naturalmente, è controllata da Petro Poroshenko.

In Ucraina, molti esperti esprimono fiducia nei confronti di Vladimir Zelensky. In realtà, questo politico non è apparso dal nulla: aveva infatti creato la sede della campagna di Petro Poroshenko. Come politico populista, Zelensky si è rivelato più popolare di Yulia Tymoshenko, la quale non piace a molti ucraini e presenta un rating molto controverso.

Ma anche la valutazione dello stesso Petro Poroshenko è stata diligentemente “gonfiata”. È possibile aumentare il rating di un presidente troppo impopolare dal 2-3% al 20.3% (risultato massimo) per diversi mesi solo distorcendo i risultati di sondaggi o utilizzando altri metodi disonesti. Il fatto che il rating di Petro Poroshenko sia stato artificialmente gonfiato è praticamente un dato di fatto. L’ex Primo Ministro dell’Ucraina, Nikolaj Azarov, ha dichiarato che il quartier generale del Centro Elettorale dell’Ucraina pubblicherà diversi milioni di voti a favore di Petro Poroshenko. Molti, se non la maggior parte, dei cittadini ucraini sono convinti che le elezioni verranno vinte nuovamente dall’attuale presidente oligarca, il quale, contrariamente alle promesse che aveva fatto, non ha lasciato i suoi affari e non ha fermato la guerra nel Donbass.

Silvia Vittoria Missotti