Mikheil Saakashvil

In Ucraina i politologi hanno cominciato a parlare della possibilità di una nuova Maidan nel Paese. La posizione e l’autorità del presidente Petro Poroshenko vengono considerate molto fragili.

Un certo numero di politici ucraini in vista, tra cui l’ex Primo Ministro Yulia Tymoshenko, affermano che la sua vittoria nelle elezioni presidenziali del 2014 fosse illegale.

Tymoshenko sostiene senza giri di parole che la vittoria di Poroshenko sia stata possibile grazie alla pressione degli americani, interessati al fatto che in Ucraina comparisse un presidente apparentemente “legittimo”, dopo il colpo di stato che ha rovesciato il precedente capo di Stato regolarmente eletto Viktor Yanukovych. La Tymoshenko considerava se stessa come presidente dell’Ucraina, e aveva avuto infatti più possibilità di diventarlo rispetto all’allora poco noto uomo d’affari Poroshenko. Oggi, sembra che la Tymoshenko abbia una nuova possibilità di competere per la presidenza dell’Ucraina.

Particolarmente scontenti della presidenza di Poroshenko sono anche gli oligarchi. Prima di diventare presidente, infatti, Poroshenko aveva promesso di ritirarsi dagli affari, tuttavia in tre anni il suo patrimonio si è tre volte moltiplicato. Nonostante le sue critiche violente nei confronti della Russia e la guerra contro il Donbass, Poroshenko ha condotto un’attività congiunta con loro. In Russia è proprietario di una fabbrica di cioccolato nella città di Lipetsk, che paga regolarmente le tasse al fisco russo.

Con le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, invece, le strutture imprenditoriali di Poroshenko hanno condotto un commercio nascosto ma reciprocamente vantaggioso. Allo stesso tempo, la fortuna di altri oligarchi ucraini è diminuita drasticamente negli anni dopo la vittoria del Maidan. E non sorprende che nel loro ambiente, come scritto apertamente dai giornali ucraini, stia maturando una trama contro Poroshenko.

Inoltre, Poroshenko, durante la campagna elettorale statunitense, aveva sostenuto apertamente Hillary Clinton, lanciando invettive contro Donald Trump. L’amministrazione del presidente ucraino aveva consegnato alla sede della Clinton delle informazioni riservate discreditando il capo dello staff di Trump, Paul Manafort, il quale aveva lavorato in Ucraina e finanziato segretamente la campagna della Clinton. Non sorprende che un certo numero di oligarchi ucraini (soprattutto Firtash e Kolomoisky), dopo la vittoria di Trump, sono rimasti delusi da Poroshenko e ne hanno iniziato a prendere le distanze.

Poroshenko stesso, uomo d’affari sofisticato e cinico, ha commesso un certo numero di errori che hanno dato campo ai suoi avversari. L’ultimo di questi è il caso Saakashvili. Mikheil Saakashvili era stato presidente della Georgia dal 2004 al 2007, ed è diventato famoso per aver scatenato una guerra di cinque giorni con la Russia nel 2008, che si era conclusa con la sconfitta dell’esercito georgiano e degli istruttori americani che avevano addestrato le forze georgiane.

Saakashvili aveva quindi perso le successive elezioni in Georgia, dove è stato privato della cittadinanza del Paese. Trasferitosi in Ucraina, Poroshenko lo ha in seguito nominato governatore di Odessa – una città sul Mar Nero con una popolazione di un milione di persone. Secondo i media ucraini, però, Saakashvili ambiva alla carica di primo ministro: di conseguenza, ha perso non solo il posto, ma anche la cittadinanza ucraina.

Saakashvili ha lanciato una campagna di propaganda contro Poroshenko, rivelando alcuni presunti dettagli sporchi sulle attività del presidente ucraino. Nella serata del 10 settembre, Saakashvili ha improvvisamente attraversato il confine tra Polonia e Ucraina. I suoi sostenitori, i militanti dei battaglioni paramilitari, opponendosi alle guardie di frontiera ed ai poliziotti, hanno condotto Saakashvili in territorio ucraino.

Saakashvili pubblica apertamente interviste, cena con il sindaco di Lviv (regione all’estremo ovest dell’Ucraina), Andrey Sadoviy, capo del partito parlamentare “Samopomoshch” (“auto-aiuto”), che si oppone a Poroshenko. Su questa faccenda, i politici ucraini sono divisi: alcuni chiamano Saakashvili un agente di Putin, altri accusano Poroshenko di questo.

Ma il fatto più importante è che Saakashvili potrebbe diventare il leader dell’opposizione unita, finora suddivisa dai conflitti interni, e organizzare una nuova Maidan. Dato che è dotato di esperienza in questo campo e gode di un certo supporto negli Stati Uniti, le probabilità di Poroshenko di fermarlo stanno diminuendo.

Inoltre, la polizia ha dimostrato di non essere pronta ad interferire nel conflitto tra i politici – di conseguenza, non sarebbero pronti ad eseguire gli ordini del presidente Poroshenko. Poroshenko può anche fare molto poco per forzare le autorità regionali (come Lviv) ad eseguire i suoi ordini. Questo è un segnale molto pericoloso, che indica la fragilità del potere verticale in Ucraina, minacciando un ulteriore crollo del Paese.

Silvia Vittoria Missotti