André Carrillo prima e il solito Paolo Guerrero dopo. Bastano due lampi al Perù per riscattare la sconfitta con tanto di polemica rimediata contro il Cile in semifinale, mettere ko il Paraguay e conquistare la medaglia di bronzo della Coppa America 2015.

Terzo posto che per la Blanquirroja sa di conferma. Già quattro anni fa, infatti, i biancorossi sono arrivati sul gradino più basso del podio battendo il Venezuela 4-1. Il profumo, però, sa anche di beffa, perché adesso è lecito domandarsi dove sarebbero arrivati i peruviani senza quell’espulsione di Zambrano nella semifinale contro i padroni di casa.

Il primo tempo smentisce chi pensava che la finalina, come da tradizione, potesse regalare gol e divertimento: una noia mortale, con due sole parate e un’occasione sprecata dal Perù. Ci vuole il morso del serpente, allora, per sbloccare la situazione: al 3’ della ripresa Carrillo, la “culebra”, risolve un’azione nata da un corner e conferma quanto di buono si è detto di lui in questo torneo. Il Paraguay reagisce con orgoglio e sfiora il pari quando Benitez e Ramos, a metà ripresa, vanno in contrasto e il pallone finisce sul palo. Ci provano ancora Ortiz e Bobadilla, ma è il Perù a centrare di nuovo il bersaglio quando Sanchez, entrato per i minuti finali della partita, indovina il cross giusto per Guerrero: 2-0, sfida conclusa, e il “Barbaro” raggiunge Vargas in vetta alla classifica marcatori con 4 reti.

Stasera finalissima. L’attesa però è tutta per la finale di stasera (ore 22 italiane, diretta su Gazzettatv) a Santiago. Da un lato i padroni di casa del Cile, che hanno la grande occasione di alzare per la prima volta il prestigioso trofeo e che arrivano all’ultimo dopo aver fatto fuori, non senza polemiche, Uruguay e Perù-

Dall’altro l’Argentina di Leo Messi, partita con i favori dei pronostici, e che in effetti dopo un inizio stentato ha dimostrato di essere davvero in formissima. Cile-Argentina, dunque. I primi fanno del collettivo e di un gioco ormai consolidato la propria forza (lo zoccolo duro nasce a fine anni ’90, e anche dopo la fine del ciclo Bielsa niente è cambiato), puntando sulla prolificità sotto porta degli “italiani”: Vidal, Isla e Vargas.

I secondi fanno vanto dell’estro e della fantasia dei propri singoli. Sì, perché l’Albiceleste non ha soltanto Messi (un solo gol, e per giunta su rigore, per la “Pulce” più famosa del mondo), ma anche Higuain, Di Maria, Tevez e Aguero. Per i ragazzi di Jorge Sampaoli si tratta di un appuntamento con la storia. Davanti al pubblico amico, per giunta.

Per gli uomini di “El Tata” Gerardo Martino l’occasione ghiottissima di rimettere le mani su una Copa che manca dal 1993 (c’era un certo Gabriel Omar Batistuta in attacco), e per riscattare le ultime due cocenti delusioni: la figuraccia casalinga dell’ultima edizione, e la sconfitta ai mondiali brasiliani dello scorso anno in finale contro la Germania.

Vincere, inoltre, consentirebbe al fuoriclasse del Barcellona di mettere più di una mano sul quinto pallone d’oro della carriera.

 

Michele Cotugno Depalma