Raccontare da reporter cosa abbia visto durante una giornata preselettiva per il Concorso da assistenti giudiziari, indetto dal Ministero di Grazia e Giustizia lo scorso anno, è qualcosa di indescrivibile.
Un’odissea, ad un viaggio della speranza, perché il fiume umano presente a Roma dall’8 al 24 maggio per quel motivo, è assolutamente inimmaginabile.
Sul sito e nei giornali, era apparsa la notizia che per questo concorso si erano candidate 308.000 persone, per 800 posti messi in palio. Giocoforza, la media presente ogni giorno alla Fiera di Roma, luogo di svolgimento della prova preselettiva, è di 20.000 persone.
Per giungere alla Fiera di Roma, i treni sono apocalittici. Non essendo stati istituiti treni speciali, viaggiare come sardine è il minimo che possa capitare. Alla fermata “Fiera di Roma” scende ogni giorno una marea umana, senza alcuna esagerazione, pronta ad effettuare o con orario mattutino o pomeridiano, la prova preselettiva, superabile solamente da 3200 persone.
Al di là dello smistamento e dei controlli, chi vuole rendersi effettivamente conto di quale sia la situazione reale d’Italia in questo momento, vada nel parcheggio della Fiera a discorrere con qualcuno. Lì, troverete famiglie intere, giovani disoccupati, 50enni che cercano il posto fisso (essendo automatico il passaggio a tempo indeterminato presso lo Stato dopo il superamento delle prove), giovani che da ogni parte d’Italia sono venuti con la speranza di dare una svolta alla propria esistenza. Dalla Campania, la regione con maggiore provenienza, vi saranno almeno 4 o 5 pullman che vanno e vengono ogni giorno, così come dalla Sicilia. I voli per Roma sono sempre pieni.
Ripeto, per capire la situazione reale del paese, basta conversare con queste persone. Giovanna, (i nomi sono tutti di fantasia), dichiara “che a Napoli guadagna tremila euro in un anno lavorativo”. La madre preoccupatissima, si chiede come farà sua figlia una volta che i genitori saranno scomparsi. In effetti se si è chiamati a lavorare un giorno alla settimana, con o senza contratto a chiamata, non si è dei precari, si è praticamente annullati. Mario, 49enne, avvocato di Messina, è il quarto concorso che affronta. Quello per Funzionario presso l’Agenzia dell’Entrate era troppo difficile, così quanto la sua stessa esistenza, se si considera che prova dal lontano 1993, anno di conseguimento della laurea, ad ottenere un posto dignitoso per la sua vita.
Giuseppina, da Milano, laureata con 110 e lode, sogna di lavorare presso un tribunale. Non ha chiaro quale sia il compito di un cancelliere – assistente giudiziario, ma sa, che nella sua ricca Lombardia, a 27 anni, non ha ancora trovato nulla. Emanuela, da Padova, ha una madre che lavora presso il TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) di Venezia. Il suo sogno è di entrare anch’ella in quell’amministrazione, ma per il momento, lavora presso una cooperativa.
Se si calcola una media di 20mila persone al giorno, possiamo udire storie come queste, se non peggiori ripetute dieci o venti volte tanto. Si possono tranquillamente desumere almeno due cose: la prima, che si tratta di un vero e proprio viaggio della speranza al quale si sono affidate 308mila persone. La seconda, è che questi, uomini e donne, sognano tutti una sola cosa: un posto di lavoro fisso, 12 mesi su 12, senza licenziamenti indiscriminati, senza l’incubo del termine del contratto, con tutele e garanzie per un futuro. E’ lapalissiano che diversi partecipanti al concorso avessero già un lavoro, ma dobbiamo chiederci a che condizioni lavorano. Altrettanto vero è che possiamo trovare Maria, 48 enne di Caserta, che insegna da 23 anni in una scuola elementare, che non ha alcun problema economico, ma vuole tentare anch’ella, non comprendiamo bene spinta da quale richiamo.
Un esame di coscienza urgentissimo sarebbe doveroso per la classe politica italiana, che ha ridotto il nostro Paese in queste condizioni. Una Nazione in cui i disoccupati sono centinaia di migliaia, e ci si azzanna per un posto di lavoro a tempo indeterminato, rappresenta il fallimento più completo della classe dirigente.
Purtroppo, sappiamo che rimarrà un appello inascoltato, ma ciò che si è visto a Roma è emblematico. Spetterà a noi reagire. Ad ogni modo, un forte augurio a coloro che passeranno quelle prove, e lavoreranno per un Tribunale italiano, in nome del popolo.
Meravigliosa testimonianza di quanto, in prima persona, patito, nel ” viaggio della speranza” Deana Scarpulla, candidato ed avvocato nisseno.