La Innocenti IM3 è un’auto davvero interessante, purtroppo molto sottovalutata in ambito collezionistico: per molti, infatti, la produzione automobilistica Innocenti è solo Mini (sia la classica, prodotta su licenza inglese, sia la successiva, disegnata da Bertone), ma a Lambrate si sono spinti anche oltre, sempre in collaborazione con l’inglese BMC (British Motor Corporation) prima e BL (British Leyland) poi.

La Innocenti IM3 venne presentata nel 1963 e derivava dal modello inglese BMC Ado 16, prodotto in Inghilterra con vari marchi del portafoglio BMC: anche il nome stesso della vettura, infatti, è molto chiaro in questo senso, perché IM3 è in realtà un acronimo che significa “Innocenti – Morris modello n° 3”. La IM3, quindi, era prodotta su licenza negli stabilimenti di Lambrate; tuttavia mostrava alcune differenze rispetto all’originale modello inglese: innanzitutto si distingueva per il frontale, rivisto da Pininfarina appositamente per il modello (già autore della Ado 16) e di aspetto più “elaborato”, per il maggior grado di finitura e qualità costruttiva, per la migliore dotazione di serie e per il motore, sempre il noto Austin “A-Series” 1.1 cc ma nella versione da 55 CV, lo stesso che equipaggiava le Ado 16 lussuose a marchio Vanden Plas e sportive a marchio MG. Il normale modello inglese, marchiato Morris, era infatti motorizzato con lo stesso 1.1 ma da 48 CV.

La IM3 era una vettura molto particolare, comoda (grazie anche alle efficienti sospensioni Hydrolastic), spaziosa e capace di buone prestazioni, ma era anche venduta a caro prezzo. Tale scelta commerciale, dovuta alla “filosofia” della Casa milanese che volle fare della IM3 un’auto “premium” e di nicchia pensata per chi voleva “distinguersi”, si rivelò un’arma a doppio taglio: infatti, fino al 1970, i dati Innocenti parlano di una produzione di soli 30.002 esemplari. Per fare un paragone, con un prezzo simile al suo si poteva acquistare una Giulia 1.6.

Il prezzo salato fu uno zoccolo duro per la IM3: per cercare di venire incontro a un bacino di utenza più grande, la Innocenti decise di mettere successivamente in produzione due varianti più economiche della IM3, denominate I4 e I5. La I4 era sostanzialmente una “fotocopia” in tutto e per tutto del modello inglese, con lo stesso frontale, finiture semplificate e motore da 48 CV (con motore più potente nella variante S); la I5 aveva qualche dettaglio sportiveggiante e il motore da 55 CV.

Un’ultima annotazione: molti tendono a confondere questa vettura con l’Autobianchi Primula. In effetti a un primo sguardo possono apparire simili, soprattutto esteticamente, ma sono in realtà due auto completamente diverse, nate sotto due gruppi automobilistici al tempo concorrenti e senza alcun legame fra di loro. Anche un’altra Innocenti, la A40, sempre prodotta su licenza BMC, era soprattutto tecnicamente molto diversa dalla IM3 e derivate.