Se in futuro l’Unione Europea completerà la propria integrazione potrebbe sicuramente vantarsi dell’efficienza del proprio sistema postale. È infatti arrivata l’ennesima lettera della Commissione Europea, che minaccia l’Italia di una procedura di infrazione per il debito pubblico.
Secondo indiscrezioni l’Italia sarebbe sottoposta a commissariamento, costretta a concordare con l’Unione Europea un piano di risanamento per i prossimi cinque anni, leggasi austerity, deregulation del mercato del lavoro, svendita degli asset più importanti del paese, azzeramento dei consumi. Il governo ora dovrà rispondere entro venerdì, ma sarebbe la prima volta che un paese membro dell’Unione Europa subisca una procedura di infrazione per il debito pregresso.
Questi sono certamente gli ultimi atti dell’attuale commissione Juncker, che finirà il proprio mandato il prossimo ottobre, ma l’orientamento degli Stati membri (che eleggono la commissione) nel frattempo non è cambiato. Nessun governo in Europa è disposto a concedere all’Italia di promuovere misure di shock anti-crisi che sarebbero necessarie.
Tocca adesso al governo ricompattarsi dopo la sbornia della campagna elettorale, Salvini sembra già tendere la mano all’alleato di governo Di Maio, messo sotto accusa dai dirigenti del Movimento Cinquestelle, con la Ruocco e Paragone in prima fila nel ruolo di franchi tiratori. Il leader leghista avrebbe riunito i suoi fedelissimi per tentare di tenere unito il governo ed evitare il fuoco amico contro Di Maio. Il leader campano invece ha rimesso il suo mandato nelle mani degli iscritti, tramite la piattaforma Rousseau.
Il fallimento del voto europeo è diventata occasione all’interno del Movimento di Grillo e Casaleggio di resa dei conti tra fazioni avverse, tuttavia un partito che solo un anno fa è entrato in Parlamento rappresentando le volontà e le speranze di ben 10 milioni di elettori dovrebbe ricompattarsi e prendersi la responsabilità di governare al di là dei consensi, dei sondaggi e degli egoismi, c’è un paese da portare avanti, e l’ennesima lettera dell’Ue apre un periodo politico molto turbolento che esige una classe politica matura e preparata.
Gli italiani aspettano una risposta agli atteggiamenti dittatoriali dell’Ue e non è il momento di aprire crisi.