
Un intenso dibattito sta animando l’Amministrazione Trump, recentemente insediatasi alla Casa Bianca e negli altri punti nodali del potere esecutivo americano; oggetto del contendere é l’opportunità o meno di includere l’Ikhwan, la famigerata “Fratellanza Musulmana” nell’altrettanto famigerata “Lista delle Organizzazioni Terroristiche”.
Alcuni potrebbero domandarsi come in tale lista non fosse presente da lungo tempo tale organizzazione. Ebbene, la risposta a ciò è da trovarsi nel fatto che fin dal tempo di Nasser e dei “Liberi Ufficiali” la Casa Bianca si è sempre appoggiata all’Ikhwan per contrastare i movimenti socialisti e nazionalisti che da Ben Bella a Gheddafi ad Assad sembravano destinati a dominare il panorama politico arabo nordafricano e mediorientale.
Nemmeno il coinvolgimento dell’Ikhwan in atti sanguinosi come l’attentato a Sadat portò mai a una modifica di questa “relazione speciale”, anzi, la Fratellanza fu in prima linea per tutti gli anni ’80 come parte fondamentale di quel “condotto” che da tutti i paesi musulmani convogliava aspiranti mujaheddeen verso il Pakistan dove, con fondi soprattutto sauditi e addestramento fornito dall’ISI (i servizi segreti di Islamabad) essi passavano in Afghanistan per combattere contro i Sovietici.
La fazione trumpista che vuole uccidere questa vera e propria “vacca sacra” della politica estera americana è guidata dal Consigliere per la Sicurezza Nazionale Michael Flynn; le conseguenze di questa mossa potrebbero essere ancora più profonde e importanti di ogni cambio di atteggiamento verso la Russia, la NATO o l’arena siriana.
Alcuni osservatori suggeriscono che la mossa sia troppo azzardata e che rovinerebbe del tutto i rapporti con paesi come la Turchia dove il partito AKP era nato come blandamente ispirato alla Fratellanza Musulmana.
Ma altri fanno notare come ormai tale formazione sia stata completamente dirottata da Erdogan, che ne ha fatto un veicolo prettamente personale, non per niente il più ikhwanita ex-collaboratore dell’attuale Presidente turco, Fetullah Gulen, si trova in asilo politico negli Usa.
Una condanna ufficiale della Fratellanza potrebbe costituire scusa ideale per estradarlo in Turchia e ricostruire parzialmente buoni rapporti con Ankara.
Una parte del partito repubblicano, quella guidata da Ted Cruz e Mario Belazar, sosterrebbe la mossa, essendosi già in passato espressa a favore di una simile decisione.
Nel mondo la Fratellanza Musulmana è fuorilegge in Egitto, dove l’intervento dell’Esercito ha impedito che sulla scia di un risicatissimo risultato elettorale (viziato da molti brogli) essa instaurasse un regime islamista e in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi, paesi che però la tengono fuorilegge in quanto promotrice di una branca di radicalismo in opposizione a quella wahabita sostenuta dai principi Saoud e dai loro alleati emiratini.
La “strategia ” di Trump sulla questione del terrorismo non è pe nulla chiara.
Sulla questione migranti ha bloccato l’arrivo di profughi provenienti da paesi come Siria Yemen Iran (incredibile) e si dimentica blandamente che i princiali sostenitori dei terroristi wahhabiti dell’Isis e Al Nusra ( Al Qaida) sono i sauditi, che hanno sostenuto e sostengono ancora i terroristi dell’Isis.
Per cui questa posizione sulla Fratellanza Musulmana non è molto chiara.
Fetullah Gulen ha posizioni politiche lontanissime dai fratelli musulmani (basta leggere il suo sito per rendersi conto del suo pensiero a favore di democrazia e rispetto dei diritti civili e politici) per cui anche quì la posizione di Trump è difficile da comprendere.
Il fatto che non dica nulla di regimi liberticidi e senza reale democrazia come l’Arabia Saudita, il Qatar e regimi simili possa indicare una strada che privilegia un appoggio a una posizione Wahhabita, il che non è certo una cosa favorevole e soprattutto contraddittoria con la sua dichiarazione di combattere l’Isis e distruggerlo completamente.
NOn biusogna dimenticare che i terroristi coinvolti nella vicenda delle Torri Gemelle erano tutti sauditi e giordani e che tra i terroristi dell’Isis la maggior parte erano e sono ancora sauditi tunisini algerini della peggiore specie.
Mi sembra che sia ancora in una fase post elettorale e che abbia molta confusione mentale.
Queste contraddizioni erano evidenti anche durante la campagna elettorale ma più sfumate.
Ora emergono in tutta la sua evidenza,
Può darsi che con l’incontro con Putin le sue posizioni diventino più stabili e soprattutto coerenti.
Diversamente la presidenza Trump si avvierebbe su un clinale denso di punti deboli e soprattutto facile ad attacchi da parte dei suoi oppositori soprattutto interni.