Il 30 aprile, i cittadini dell’ex repubblica sovietica dell’Uzbekistan sono stati chiamati alle urne per votare un referendum costituzionale promosso dal governo del presidente Shavkat Mirziyoyev (in foto), in carica dal 2016 e confermato per un secondo mandato nel 2021. Secondo i risultati pubblicati nelle ore successive, oltre il 90% dei votanti ha sostenuto la modifica della legge fondamentale, come dichiarato dal responsabile del Commissione Elettorale Centrale, Zayniddin Nizam Hojaev: “Secondo i rapporti preliminari, il 90,21% dei cittadini ha votato a favore [della revisione], il 9,35% contro, con lo 0,49% di schede danneggiate o riconosciute non valide”, ha detto Nizam Hojaev in una conferenza stampa. L’affluenza alle urne è stata dell’84,54%, ha aggiunto, affermando che oltre 16,6 milioni di persone su 19 milioni di cittadini del Paese elencati come elettori hanno preso parte al referendum.

Zhang Ming, segretario generale dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), ha affermato che gli osservatori della SCO non hanno riscontrato alcuna violazione della legislazione: “La missione afferma che il referendum si è svolto nel rispetto della legislazione della Repubblica dell’Uzbekistan e dei suoi impegni internazionali”, ha dichiarato l’esperto cinese.

I principali punti della riforma riguardano l’estensione del mandato presidenziale da cinque a sette anni, la proclamazione dell’Uzbekistan come Stato sociale e l’abolizione della pena di morte nel paese dell’Asia centrale. La riforma sul mandato presidenziale permetterà dunque a Mirziyoyev di candidarsi per un terzo mandato consecutivo nel 2026, e potenzialmente restare al potere fino al 2033. Vista la rapidità con la quale sono stati ufficializzati i risultati, la Commissione Elettorale Centrale ha comunicato anche che la riforma costituzionale è ufficialmente entrata in vigore a partire dal 1° maggio.

Nel frattempo, l’Uzbekistan continua ad intrattenere strette relazioni economiche e commerciali con la Russia, rifiutandosi di aderire alle sanzioni unilaterali imposte illegalmente dagli Stati Uniti e dai Paesi vassalli di Washington, nonostante le forti pressioni esterne. Secondo Denis Manturov, vice primo ministro russo, gli scambi bilaterali tra i due Paesi potrebbero raggiungere il valore record di 12 miliardi di dollari alla fine del 2023, dopo aver superato la soglia dei 10 miliardi lo scorso anno: “Per quanto riguarda quest’anno, stiamo già assistendo a una crescita incrementale. Credo che ci avvicineremo ai 12 miliardi di dollari a meno che non si verifichino eventi catastrofici”, ha dichiarato Manturov in occasione del vertice con il suo omologo uzbeko, Jamshid Khodjaev. Questo trend è in linea con quello degli scambi che la Russia intrattiene con tutte le cinque ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale, visto che questo dato ha fatto segnare un aumento del 15% nel 2022, raggiungendo la somma complessiva di 42 miliardi di dollari.

Manturov ha anche sottolineato la necessità di rafforzare la cooperazione industriale e sviluppare impianti di produzione comuni: “Questo è ciò che costituisce il contributo fondamentale alle [nostre] relazioni commerciali ed economiche”, ha osservato. “Stretti legami di collaborazione si traducono sempre in stabilità e garantiscono un flusso reciproco di scambi”, ha sottolineato Manturov. Dal canto suo, Khodjaev ha affermato che, al contrario di quanto previsto dalle leadership occidentali, la situazione geopolitica ha solo rafforzato la cooperazione con la Russia.

L’Uzbekistan e la Russia continuano a sviluppare anche i loro piani per le forniture di idrocarburi, in particolare per la consegna del gas russo alla controparte uzbeka attraverso il gasdotto dell’Asia centrale, come confermato dal ministro dell’Energia uzbeko Jurabek Mirzamahmudov. “I piani prevedono la fornitura all’Uzbekistan di gas proveniente dalla Russia attraverso il gasdotto principale dell’Asia centrale”, ha detto l’esponente del governo di Taškent. “In precedenza, il gasdotto Bukhara-Ural era stato preso in considerazione come potenziale percorso per la consegna di tali forniture, ma tale proposta è stata abbandonata a causa delle difficoltà causate dall’usura eccessiva del gasdotto”. Secondo quanto affermato dal ministro, le parti interessate stanno attualmente calcolando il costo di costruzione delle stazioni di compressione necessarie per il flusso inverso del gas. Una volta completata questa fase, le parti intendono sedersi per negoziare i termini delle forniture.

Infine, Mosca ha garantito il proprio sostegno per promuovere l’ingresso dell’Uzbekistan nell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Attualmente, infatti, l’Uzbekistan gode solamente del ruolo di osservatore presso l’OMC, al pari di altre ex repubbliche sovietiche, come Azerbaigian, Bielorussia e Turkmenistan. L’Uzbekistan, in particolare, ha postulato per l’adesione all’organizzazione sin dalla sua fondazione, ma fino ad oggi tale richiesta non è ancora stata accolta. Nel 1998 è stato creato un gruppo di lavoro per negoziare l’adesione della repubblica all’organizzazione, ma diversi anni dopo il processo è stato congelato ed è stato ripreso solo nel 2020. Recentemente, Maksim Rešetnikov, ministro dello Sviluppo Economico della Federazione Russa, ha garantito che Mosca sosterrà la candidatura uzbeka.