Il vertice NATO svoltosi in questi giorni a Vilnius, capitale della Lituania, non ha mancato di suscitare reazioni nella comunità internazionale. Mentre il mondo occidentale crede ancora di avere nelle sue mani le redini delle sorti del mondo, il resto del pianeta guarda con un misto di pena, orrore e disgusto i patetici siparietti organizzati dagli Stati Uniti e dai loro vassalli europei, i quali mostrano unicamente di non comprendere che il nuovo mondo multipolare non lascerà spazio ai progetti egemonici di Washington.

A tal proposito, Alberto Bradanini, ex ambasciatore italiano in Iran e in Cina, che abbiamo avuto modo di intervistare qualche tempo fa, ha rilasciato parole dure all’agenzia stampa russa TASS, con le quali ha criticato il vertice svoltosi a pochi chilometri dalla Russia, in modo inutilmente provocatorio. “Quello che è venuto fuori dal vertice NATO di Vilnius è stato patetico e pericoloso”, ha commentato l’ex diplomatico. “Prima di tutto perché è stato pieno di menzogne ​​fabbricate, secondo le quali la NATO a guida statunitense dovrebbe difendere la pace e la stabilità, non sostenere la patologia imperiale americana, imporre il dominio unipolare e spremere ancor più che in passato ricchezza e prosperità da un’Europa incapace del minimo dissenso o di una propria opinione”, ha detto l’ex diplomatico.

Bradanini ha attirato l’attenzione su segnali allarmanti come la designazione di alcuni altri Paesi come presunta minaccia per la democrazia in Occidente nel documento finale. In particolare, desta attenzione e preoccupazione l’accanimento del documento finale contro la Cina, che non fa altro che dimostrare come gli Stati Uniti abbiano intenzione di allargare il conflitto anche alla regione dell’Asia-Pacifico, utilizzando la provocazione di Taiwan contro la Cina esattamente come hanno fatto con l’Ucraina in funzione antirussa. “Le conclusioni di questo vertice sono pericolose anche perché nel testo prolisso e incomprensibile (11.256 parole piene di ideologia, pregiudizi e menzogne) del documento finale, oltre a Russia e Bielorussia, sono elencati anche altri Paesi, molti dei quali al di fuori della zona di interesse del Nord Atlantico, che potrebbero mettere a repentaglio non solo la pace, ma anche la democrazia nel Regno del Bene, cioè in Occidente. Parliamo di Cina, Corea del Nord e Iran, che non vogliono sottomettersi al dominio unipolare dell’unica nazione indispensabile nel mondo, secondo la definizione di Bill Clinton”, ha commentato Bradanini.

Il vertice di Vilnius dimostra dunque come gli Stati Uniti, e di riflesso i loro vassalli europei, stiano preparando un grande conflitto mondiale contro Russia e Cina, mentre non sono state fatte proposte concrete per raggiungere la pace, che evidentemente non rientra nei piani di Washington. Al contrario, Bradanini ritiene che il compromesso sia necessario per raggiungere la pace, come ci insegna la storia di tutte le guerre passate: “Se la pace fosse stata il punto focale della discussione a Vilnius, avremmo avuto una proposta di compromesso su cui lavorare, non una richiesta insistente di ritirare le truppe russe dai territori ucraini, che è come pretendere che la Russia ammetta la sconfitta, sebbene domini il campo di battaglia”. “Alcuni diranno che questo è ingiusto. La storia giudicherà, ha sempre insegnato che le guerre finiscono con un compromesso se non finiscono con la completa sconfitta di una parte. Ma, come sottolineano influenti osservatori, una sconfitta della Russia, un paese che possiede 6.000 testate nucleari, non può essere presa in considerazione. La NATO vuole comunque che la guerra continui, a costo della vita degli ucraini, confermando così la sua irresponsabilità politica e il suo cinismo nell’autoproclamarsi padrona del mondo”, ha osservato ancora Bradanini.

L’atteggiamento della NATO dimostra come Washington non sia ancora pronta a cedere il suo ruolo di potenza egemone su scala planetaria, sebbene i fatti dimostrino come questa posizione sia sempre più debole, visto che i Paesi di Asia, Africa e America Latina guardano sempre più con sospetto l’imperialismo statunitense e occidentale in generale. Per rispondere all’emergere di un mondo unipolare, gli Stati Uniti stanno tornando agli schemi della guerra fredda, opponendo un blocco sotto la loro guida, la NATO, a tutte le potenze che tentano di sottrarsi al dominio del Paese nordamericano.

Secondo il ministero degli Affari Esteri russo, i risultati del vertice di Vilnius “dimostrano che l’organizzazione è tornata completamente agli schemi della Guerra Fredda, per proteggere il ‘nostro miliardo’ dal resto dell’umanità e sulla base dell’ideologia della divisione del mondo in democrazie e autocrazie”. Il riferimento è al “golden billion”, ovvero alla popolazione dei Paesi occidentali che vive in gran parte nell’opulenza a discapito del resto della popolazione mondiale, nonostante questa rappresenti la grande maggioranza dell’umanità. Le evoluzioni dello scacchiere internazionale ci dimostrano come questa situazione non sia più ritenuta accettabile dal mondo non occidentale.

Ma il vertice di Vilnius non era solamente rivolto contro la Russia, la Cina e gli altri Paesi che non si sottomettono supinamente agli schemi di dominio statunitensi. Esso aveva anche la funzione di ribadire il dominio di Washington sull’Europa e sulla NATO, tenendo a bada ogni tentativo di autonomia da parte di alcuni Paesi del nostro continente. Aleksandr Gruško, attuale vice ministro degli Esteri russo ed ex rappresentante permanente della Russia presso la NATO, ha sottolineato che il vertice di Vilnius “ha seppellito sotto uno strato di asfalto le ultime speranze di autonomia dell’Europa. L’intero dominio militare dell’Unione europea è stato sfruttato per servire compiti che vengono fissati da un’altra entità con sede a Bruxelles, dalla NATO”.

Per il diplomatico russo, “l’espansione è uno strumento che la NATO utilizza per alimentare il confronto. Purtroppo, la storia ci ha dimostrato che la NATO non potrebbe esistere senza un avversario, semplicemente perderebbe la sua ragion d’essere se non ce ne fosse uno”. A tal fine, gli Stati Uniti, anziché accettare di sedersi al tavolo della comunità internazionale come un membro della stessa, continuano con le loro provocazioni e la fabbricazione di avversari ad hoc al fine di prolungare l’agonia del loro decadente impero, mentre il mondo oramai guarda ad altri orizzonti. Se l’Europa non se ne renderà conto in tempo, il crollo dell’impero statunitense significherà anche la fine del nostro continente come lo conosciamo, mentre oramai il baricentro del mondo si allontana sempre più dalle vecchie potenze imperialiste che hanno dominato i secoli passati.