Un congresso internazionale sulla sicurezza si è tenuto nella capitale russa

Il 26-27 aprile, a Mosca, si è tenuta la VI edizione della Conferenza di Mosca sulla sicurezza internazionale (MCIS-2017).

Erano presenti Ministri della Difesa, ufficiali di alto rango militare e politici di diversi Paesi, tra cui Cina, India, Pakistan, Brasile, Venezuela, Iran, Vietnam, Afghanistan, Filippine, Laos, Singapore, Mongolia, Kazakistan e di alcuni Paesi africani e asiatici. I partecipanti europei provenivano invece da Bielorussia, Grecia, Serbia e Croazia. Inoltre, ha tenuto un discorso il segretario generale dell’OSCE, Lamberto Zannier. Il presidente del forum e Segretario del Concilio di Sicurezza russo, Nikolaij Patrushev, ha letto un discorso di benvenuto del presidente russo Vladimir Putin ai partecipanti e agli ospiti della conferenza. In questo senso, la conferenza è stata molto rappresentativa.

Già considerando la lista dei partecipanti, è evidente che sono giunti a Mosca in via eccezionale sia i rappresentanti di Paesi che sono considerati alleati della Russia, sia partecipanti di piattaforme di integrazione con la partecipazione russa (come i BRICS, SCO, CSTO). Un’eccezione è l’India, il cui principale partner straniero rimangono gli USA; ma anche l’India sta intensificando la cooperazione politico-militare e commerciale-militare con la Russia, paese con il quale conduce regolarmente esercitazioni militari e navali. Anche il vicino e nemico storico dell’India, il Pakistan, sta cercando di rafforzare la cooperazione con la Russia, ed è in procinto, insieme all’India, di entrare nella SCO (Shanghai Cooperation Organization), che è controllata da Mosca e da Pechino.

Come era prevedibile e nonostante gli inviti formulati dai russi, con l’eccezione della Grecia (la quale non ha però inviato il Ministro della Difesa, ma solo alcuni ufficiali di rango inferiore) e della Croazia, al forum non erano presenti rappresentanti dei Paesi della NATO. Era presente però il direttore esecutivo della società di consulenza “Kissinger Associates, Inc.”. Di per sé, questo fatto incrementa le riflessioni sulle tensioni geopolitiche e la giustifica l’ansia generale riguardo a un mondo nuovamente diviso in blocchi a più di 25 anni dalla caduta del Patto di Varsavia.

Il terrorismo internazionale

Alla conferenza sono stati trattati anche due dei più pericolosi problemi per la sicurezza mondiale: il Medio Oriente e l’Estremo Oriente. Una dichiarazione preoccupante al riguardo è stata fatta da Aleksandr Bortnikov, capo del Servizio Federale di Sicurezza russo (FSB, controspionaggio): il gruppo terroristico di Al-Qaeda e lo Stato Islamico sono in trattativa per fondersi in un’unica rete. Come ha detto Bortnikov, in realtà stiamo parlando della formazione di una nuova rete terroristica su larga scala. Dalle sue parole, possiamo concludere che le possibilità organizzative dei terroristi islamici non hanno mai raggiunto tale portata, e che l’Europa dovrebbe diffidare della crescita delle attività terroristiche, che si sono già fatte sentire in Russia.

I rapporti non idilliaci con gli Usa e la questione nordcoreana

Molto critico è stato il ruolo degli USA nei discorsi dei leader russi di alto rango, non solo in Medio Oriente, ma anche nell’Estremo Oriente. Il Direttore del Servizio di Intelligence Estera russo, Sergeij Naryshkin, ha espresso dubbi sulla sincerità delle promesse elettorali di Trump in seguito all’attacco alla base militare in Siria ed all’uso di bombe super-potenti in Afghanistan. Ma una minaccia ancora più grande è costituita, secondo Naryshkin, dalla tensione nella penisola coreana.

Questo tema è stato sviluppato dal Ministro degli Esteri russo, Sergeij Lavrov: se gli Stati Uniti, con i loro partner strategici, volessero risolvere il problema con la Corea del Nord con i metodi di forza, questo porterebbe ad una catastrofe nella regione. Lavrov ha attirato l’attenzione al posizionamento di elementi di difesa anti-missilistici statunitensi in Corea del Sud. In precedenza, la Russia aveva ripetutamente espresso preoccupazioni a causa del dispiegamento di elementi di difesa missilistica in Europa orientale, nella convinzione che essi fossero diretti contro la Russia. Le intenzioni degli americani di creare un sistema simile in Estremo Oriente, secondo i russi, non lascerebbe dubbi sul fatto che gli americani stiano implementando un’infrastruttura militare diretta contro la Russia e la Cina.

Il fronte ucraino e la guerra nel Donbass

Alla conferenza sono riaffiorate anche ombre riguardanti la situazione nel Donbass.

Sergeij Lavrov ha detto che, a giudicare dai recenti avvenimenti in Ucraina, a Kiev “prende il sopravvento il partito della guerra”. Il Ministro degli Esteri russo ha parlato di provocazioni armate che hanno portato alla morte di un osservatore americano della missione speciale di monitoraggio dell’OSCE. La sua morte, avvenuta in circostanze poco chiare (la Repubblica di Lugansk ha dichiarato che l’autobomba contro l’OSCE è stata organizzata dai sabotatori ucraini), avrebbe dato all’Ucraina un motivo per richiedere il dispiegamento di forze di pace delle Nazioni Unite – varrebbe a dire, una ripetizione degli eventi della ex Jugoslavia a metà degli anni Novanta.

I rapporti tra Russia e Ue e le sanzioni

Il Ministro della Difesa russo, Sergeij Shoigu, ha prestato attenzione alla sicurezza europea, e ha invitato l’Unione Europea a cessare di lanciare l’allarme mondiale contro la Russia e di cominciare a costruire relazioni. Secondo lui, il primo passo verso la convergenza può essere una valutazione delle minacce comuni. Con ogni probabilità, il Ministro si riferiva, in primo luogo, alla crescita della minaccia del terrorismo islamico nel Medio Oriente.

Secondo il Ministro, negli ultimi tempi, si sono verificati dei cambiamenti a Bruxelles per ristabilire la fiducia con la Russia. Recentemente, a Mosca sono stati notati alcuni miglioramenti nei punti di vista di Bruxelles. Shoigu ha detto che, in Europa, stanno sempre più parlando della necessità di riprendere il dialogo con la Russia, e dell’inutilità delle sanzioni contro di essa.

Richiamo al dialogo

Pertanto, la conferenza di Mosca ha registrato lo stato della sicurezza globale a basso (anche se non il più basso possibile) livello. La minaccia principale proverrebbe dagli islamisti in Medio Oriente e dalla controversa amministrazione di Trump. La Russia e gli altri partecipanti alla conferenza hanno lanciato un messaggio inequivocabile all’Europa: avviare al più presto possibile un dialogo sulla sicurezza al fine di preservare la pace nel continente.

Silvia Vittoria Missotti