
Via libera dell’Europa alla manovra italiana. Il braccio di ferro dei mesi scorsi ha lasciato il posto alla trattativa ad oltranza, con alti e bassi, frizioni e momenti di aperta crisi, ma senza arrivare al punto di “non ritorno” della rottura. Dopo le indiscrezioni circolate nella tarda serata di ieri, questa mattina la Commissione Ue ha confermato di avere trovato un accordo con il governo italiano sulle modifiche alla legge di bilancio. Scongiurata così la procedura d’infrazione per debito eccessivo. Viene premiata la paziente ricerca del punto d’incontro voluta dal premier Conte e del ministro dell’Economia Tria. La linea dura dei vicepremier Di Maio e Salvini, con il muro contro muro con Bruxelles, è stata ritenuta troppo rischiosa, soprattutto in questa fase. Probabilmente ha pesato sulla scelta del dialogo, anche la consapevolezza di non avere alternative percorribili in grado di attenuare gli effetti di uno scontro che avrebbe visto l’Italia sostanzialmente sola.
Nelle ultime settimane, a quanto pare, anche il ministro Paolo Savona ha ritenuto poco prudente rischiare una procedura d’infrazione con conseguente recessione dietro l’angolo. Il calo del deficit dal 2,4 al 2,04%, visto come una sconfitta dagli oltranzisti e dai duri e puri, andrà giudicato alla prova dei fatti e dei risultati. Questa non è la “manovra del popolo” che molti immaginavano ma è il frutto di un lavoro di mediazione e di sintesi che tanti “professoroni” ed “esperti” ritenevano fuori dalla portata del giovane governo giallo-verde.
“Prendiamo debitamente atto delle misure di bilancio che il Governo italiano intende sottoporre al Parlamento come emendamento del progetto di legge di bilancio, che ci sono state comunicate con la lettera trasmessa alla Commissione. L’adozione di tali misure – compresa la prevista clausola di salvaguardia (il meccanismo di “congelamento”) – nella legge definitiva sul bilancio 2019 che il Parlamento italiano dovrà votare prima della fine di quest’anno, permetterebbe alla Commissione europea di non raccomandare l’avvio di una procedura per disavanzo eccessivo a questo stadio” si legge nella missiva firmata da Pierre Moscovici, Valdis Dombrovskis e Jean-Claude Juncker.
“Il bilancio pubblico dell’Italia per il 2019 “è ora molto più realista, prossimo alle regole e con modifiche sostanziali. È quello che volevo come commissario: missione compiuta”, afferma il commissario europeo agli Affari Economici e Finanziari Pierre Moscovici, al termine della riunione del collegio dei commissari a Bruxelles.
Il premier Conte al Senato difende l’inversione di rotta, rivendicando con orgoglio di aver evitato una procedura d’infrazione “senza mai arretrare” sulle misure. “Coraggiosi e responsabili, non abbiamo tradito gli italiani e andiamo avanti a pieno ritmo per il cambiamento”, aggiunge il presidente del Consiglio. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, plaude all’intesa raggiunta e definisce: “molto positivo” il dialogo “costruttivo”.
Chi prevedeva lo sfascio del governo, ha dovuto annotare solo le dimissioni di Roberto Garofoli, capo di gabinetto del ministero dell’Economia.
I lavori sulla manovra al Senato sono stati sospesi. Il governo si è limitato a depositare il pacchetto di modifiche che recepisce l’accordo con Bruxelles. Conte ha annunciato per il prossimo anno “stretto monitoraggio” dei saldi, così ridefiniti: “10 miliardi e 254 milioni nel 2019, 12 miliardi e 242 milioni nel 2020, 15 miliardi e 997 milioni nel 2021”. Due miliardi di stanziamenti vengono “accantonati” e il governo potrà spenderli solo se il deficit scenderà davvero al 2,04%. Previsti, inoltre, un “raffreddamento” dell’adeguamento delle pensioni, la web tax, un aumento di tasse sui giochi con una nuova imposta unica su pronostici e scommesse. Rinviate a novembre le assunzioni nella P.a. e tagliata la mini Ires per gli enti non commerciali. Deduzioni forfettarie Irap a coloro che impiegano lavoratori a tempo indeterminato in alcune regioni. Confermata poi la riduzione della spesa pensionistica, attraverso il contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro e lo stop alla piena indicizzazione degli assegni più alti all’inflazione.
Le opposizioni annunciano battaglia, nelle basi di Lega e M5S serpeggiano alcuni malumori ma il fosso, almeno per ora, è stato saltato. Maggio non è lontanissimo e tra i signori dell’austerità potrebbero esserci dei significativi cambiamenti di registro.