Vessazioni sul versante del prezzo e confusione con altri prodotti. Per gli allevatori italiani produrre latte è ormai una sciagura.

La confusione del nuovo paniere Istat che chiama latte prodotti che non lo sono, come quello di soia o di riso, condanna alla chiusura le stalle di casa nostra già colpite dalle cervellotiche norme comunitarie. Il grido d’allarme è stato lanciato nel corso dell’inaugurazione di Fieragricola a Verona.

Il 2016 si preannuncia ancor più nefasto del 2015, durante il quale è stata registrata la chiusura di mille allevamenti con effetti irreversibili sull’occupazione, sull’economia e sull’ambiente con il venir meno di una attività di presidio indispensabile contro il degrado. Nel nuovo paniere Istat entrano le bevande vegetali all’interno del segmento “Altri prodotti a base di latte o similari”, tra cui vengono inclusi “latte a base di soia, riso e altri legumi o cereali” come dice testualmente l’istituto di statistica.

In realtà, ricorda Coldiretti, esiste una norma europea che impedisce di chiamare latte ciò che non è di origine animale tranne specifiche eccezioni. Qualificare dunque tale quello, ad esempio, di soia, significa sostenere la falsa percezione che si tratti di latte, con le stesse proprietà nutrizionali e organolettiche, quando invece si parla di altro, con un danno rilevante per la vera filiera lattiero casearia italiana che sconta già la mancanza di trasparenza, a causa dell’assenza dell’obbligo dell’etichettatura d’origine”.

Una concessione che vale oro per chi utilizza materia prima proveniente dall’estero (solo una busta di latte UHT su 4 vendute in Italia contiene latte italiano) ma che, al tempo stesso, significa miseria per gli allevatori di casa nostra ai quali il latte viene pagato ben al di sotto dei costi di produzione.

Al contrario, aggiunge Coldiretti, i prezzi delle bevande vegetali sfiorano i 3 euro al litro, il doppio del vero latte alta qualità Made in Italy e il triplo di quello a lunga conservazione. C’è quella con avena, acqua, semi di girasole e sale venduta a 2,5 euro al litro, oppure quella con acqua, alghe, riso, semi di girasole e sale marino che costa fino a 3 euro al litro ma in commercio si trovano anche preparati a base di soia con prezzi che oscillano, in media, fra 1,85 euro al litro e i 3 euro al litro a seconda del prodotto o del negozio nel quale si acquistano”.

Una pioggia di soldi per alimenti alla moda, incensati da nutrizionisti di grido o sedicenti tali ed un pugno di mosche per il buon, vecchio latte, frutto di duro lavoro e di antichi disciplinari. Anche così si mortifica un’identità e si cancella una storia.