E’ previsto proprio per stasera l’arrivo del Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, a Roma, accompagnato dalla consorte Peng Liyuan. Ad aspettarlo, già per l’indomani, ci saranno gli incontri istituzionali col Presidente della Repubblica Mattarella, e con quelli delle due Camere Fico e Casellati. Sabato vi sarà infine la giornata più importante, con la firma del Memorandum che tanto ha fatto discutere in questi giorni le varie fazioni politiche, favorevoli e contrarie all’avvicinamento alla Cina, tanto in Italia quanto all’estero. Sempre sabato, Xi Jinping incontrerà il Primo Ministro Conte, per poi ripartire alla volta di Palermo.
Come già accennato, sono molte le polemiche che accompagnano e precedono Xi Jinping fino a Roma. Per esempio, da Bruxelles il Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, esponente di Forza Italia e del PPE, nonché tra i principali rappresentanti dell’area più atlantista e filo-statunitense in Italia e in Europea, così tuona: “E’ un grave errore quello che sta facendo l’Italia”, perché “bisogna fare accordi a livello europeo” e, soprattutto, “fare accordi anche confrontandosi con gli USA. Con la scusa di esportare il made in Italy non si può cedere sovranità ai cinesi”. Tradotto: dato che in Italia non comanda il governo italiano, eletto dagli italiani, ma semmai comandano gli americani, è a loro che bisogna prima chiedere il permesso se ci si vuole aprire ad un paese, la Cina, che è colpevole proprio di fare le scarpe agli Stati Uniti su più fronti, economici, commerciali e politici (e quindi anche geopolitici). E, ancora: “Il 5G è un errore gravissimo darlo ai cinesi, questo non significa avere buone relazioni” (come può un paese NATO dipendere da tecnologia della concorrenza, che a quel punto rende tutta l’Alleanza Atlantica dipendente e “ricattabile” dai cinesi di Huawei e ZTE?), “i cinesi fanno i loro interessi” (giustamente vogliono fare degli investimenti, che implicano un ritorno, ma non ci risulta che altri prima di loro abbiano mai fatto elemosine) e “noi non facciamo i nostri” (che, per gli ambienti di cui non solo Tajani è esponente, significa essenzialmente non mettersi troppo contro le volontà del “padrone”).
Tuttavia, a compensare alle esagerazioni di certi strali provvede il Presidente Mattarella, dichiarando d’auspicare che dalla visita del Presidente cinese “possano scaturire intese, idee, progetti, nei quali il partenariato italo-cinese possa ulteriormente svilupparsi, anche a più generale beneficio della collaborazione tra Europa ed Asia, che necessita di un volume, sempre maggiore, di investimenti sostenibili in infrastrutture, per assicurare un futuro di benessere e di pace per le tutte le popolazioni dei due continenti”. La dichiarazione, rilasciata a grossi media cinesi come Quotidiano del Popolo, CCTV, Radio Cina Internazionale, Quotidiano Guangming ed Agenzia di Stampa Nuova Cina, ma ben presto riprodotta anche dai media occidentali, ANSA in primis, ha ben presto suscitato il gelo imbarazzato di tutti coloro che, finora, sulla partnership fra Italia e Cina avevano sempre sparato a zero. Anzi, tanto perché il messaggio fosse chiaro, Mattarella ha poi anche rincarato la dose, dichiarando: “Il partenariato tra Italia e Cina è costruito su fondamenta solide, ispirate da naturali convergenze tra due antichissime civiltà. Questo legame si arricchisce costantemente di nuovi ambiti di cooperazione; e si tratta di un dato di sicuro rilievo”.