Nono summit dei paesi BRICS a Xiamen, Cina

S’è appena concluso il nono BRICS Summit, tenutosi stavolta a Xiamen, in Cina. La decima edizione si terrà il prossimo anno a Johannesburg. Per il Presidente cinese Xi Jinping il vertice è stato un successo, che conduce addirittura alla nascita dei “BRICS Plus”, ovvero ai BRICS allargati.

Tra questi altri paesi come quelli appartenenti al cosiddetto MINT (Messico, Indonesia, Nigeria, Turchia), ma anche altri. Il Presidente messicano Enrique Pena Nieto ha infatti partecipato al vertice su invito espresso dei BRICS insieme ad altri paesi “osservatori” come Egitto, Guinea, Tajikistan e Thailandia. La Thailandia ha posto in essere con la Cina un enorme piano per la costruzione di nuove infrastrutture, a cominciare da una grande ferrovia superveloce, con capitali e tecnologie fornite da Pechino, mentre il Tajikistan è un paese chiave per la “Nuova Via della Seta” lanciata da Xi Jinping e che collegherebbe il suo paese all’Europa.

Ben 500 miliardi di yuan sono stati messi da parte per le nuove iniziative di cui si faranno promotori i BRICS. Di fatto un quarto del PIL mondiale era rappresentato a Xiamen nella tre giorni di vertice. La New Development Bank, nota ai più come “la banca dei BRICS“, nel frattempo è entrata a regime: a Johannesburg, per esempio, quest’estate ha inaugurato il Centro per l’Africa, dedito allo sviluppo del Continente, quindi ha lanciato quattro grandi progetti infrastrutturali fra Cina, Russia e India più altri tre sempre in Cina.

Cina e India hanno trovato, durante il vertice, il tempo per un confronto a due, sulla questione dei confini lungo l’Himalaya. Secondo Xi Jinping, che così s’è rivolto al primo ministro indiano Narendra Modi, “Cina e India dovrebbero portare avanti rapporti bilaterali sani e stabili”. Recentemente Cina e India hanno trovato un’intesa, per quanto tacita, sull’area himalayana fra Doklam e il piccolo Stato del Bhutan.

Michel Temer, Presidente sempre più discusso del Brasile, in questo vertice s’è trovato un po’ in disparte, anche perché politicamente poco affine agli altri suoi quattro colleghi. Diverso il caso del Presidente russo Vladimir Putin, che a Xiamen ha vestito i panni del grande mattatore.

“La Corea del Nord non abbandonerà il suo programma nucleare se non si sentirà sicura”, perché “ricorda benissimo il destino di Saddam Hussein: c’è davvero qualcuno che pensa che [Pyongyang] interromperà i test nucleari a causa delle sanzioni? Piuttosto mangeranno erba, ma non rinunceranno al loro programma nucleare”, ha dichiarato Putin rivolgendosi provocatoriamente soprattutto agli Stati Uniti e ai loro alleati. E ancora: “L’isteria sulla Corea del Nord può portare ad una catastrofe planetaria”, con un conflitto dalle “perdite massicce”.

Putin, nel corso della sua presenza a Xiamen, ha anche telefonato al premier giapponese Shinzo Abe rinnovandogli la propria condanna per il test nucleare nordcoreano da una parte ma ricordandogli, dall’altra, anche la necessità inevitabile di puntare sul dialogo costruttivo per uscire da questo impasse. La telefonata s’è conclusa con l’invito rivolto ad Abe di partecipare al Forum Economico Orientale di Vladivostok che si terrà tra oggi e domani, dal 6 al 7 settembre. Una telefonata dai contenuti analoghi è stata fatta anche al Presidente sudcoreano Moon Jae-in.

Per quanto riguarda i rapporti con la controparte statunitense, il Presidente russo ha confidato che “è piuttosto penoso trattare con gente che confonde l’Austria con l’Australia” e che “certamente l’America è un grande paese e gli americani sono un grande popolo, per sopportare una classe dirigente così poco preparata”. Ha quindi fatto sapere che la Russia avvierà un’azione legale contro gli Stati Uniti per le recenti violazioni delle sue sedi diplomatiche, in particolare a San Francisco.

Non sono mancate attenzioni nemmeno per la crisi ucraina, per la quale la Russia ha intenzione di chiedere al Consiglio di Sicurezza dell’ONU il dispiegamento di una missione armata nell’Est dell’Ucraina per tutelare gli osservatori OSCE. Una bozza col testo del possibile accordo sarebbe già stata messa in circolazione dalla Russia “per conoscenza”.