Casa Bianca e Congresso. Saranno queste le tappe aggiuntive della missione americana di Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino arriverà negli Stati Uniti la prossima settimana per partecipare di persona all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. Ancora non è chiaro se Zelensky terrà un discorso davanti ai componenti dell’organo legislativo, come era avvenuto nel dicembre scorso.
Il rapporto tra il leader ucraino e gli Usa è stato oggetto delle battute del presidente russo Vladimir Putin e del suo omologo bielorusso Alexander Lukashenko. Nel corso del loro incontro a Sochi, hanno ironizzato sul ballo e l’Ucraina, dopo che il segretario di Stato Antony Blinken si è lasciato scappare un poco opportuno “bisogna essere in due a ballare il tango”, riferendosi alla possibilità di dare avvio a dei negoziati.
“Il tango è una bella danza, ma gli ucraini non devono dimenticare come si balla il gopak. Altrimenti balleranno sulla musica degli altri”, ha risposto Putin, ribadendo di essere aperto al dialogo, ma che non vi è alcun segnale dall’altra parte.
“Gli americani non sanno ballare il tango”, ha proseguito il capo del Cremlino, citato dalla Tass, accusando gli statunitensi di voler “risolvere tutti i problemi da una posizione di forza”, con sanzioni e minacce militari. “Vogliono insegnare agli altri i passi, ma loro stessi non li conoscono e non vogliono impararli”, ha detto ancora, rincarando la dose.
Lukashenko, dal canto suo, ha rimarcato la poca autonomia degli ucraini. “Le danze erano iniziate”, ha affermato riferendosi alle trattative in Bielorussia subito dopo l’inizio dell’operazione militare speciale, ma poi gli Stati Uniti “hanno dato istruzioni” al presidente ucraino e e “vietato ogni colloquio”.
Duro il passaggio sulle munizioni a grappolo, che “vengono utilizzate nella maniera più ampia possibile” dall’esercito ucraino.
Durante la conferenza stampa, lo “zar” ha osservato che Washington considera un crimine l’uso delle “cluster bombs”, ma allo stesso tempo “si sente libero di farlo, e questo è il problema principale delle odierne relazioni internazionali”.
E ciò, “riflette perfettamente ciò che sta accadendo nel mondo nel suo insieme: c’è un paese che pensa di essere eccezionale: gli Stati Uniti. Anche quello che considerano un crimine, si prendono da soli la libertà di commetterlo. In questo caso gli Stati Uniti usano munizioni a grappolo con le mani degli ucraini”.
Le autorità dell’Avana hanno seccamente smentito le dichiarazioni dell’ambasciatore cubano a Mosca, secondo cui il suo governo non si oppone ad una partecipazione legale dei suoi cittadini al conflitto in Ucraina.
“La posizione inequivocabile e ferma del governo cubano, in conformità con la legislazione nazionale, è contraria alla partecipazione dei cittadini cubani a qualsiasi conflitto, al mercenarismo e alla tratta di esseri umani”, ha scritto su X il ministro degli Esteri di Cuba, Bruno Rodríguez.
Il ministero degli Esteri aveva reso noto di aver scoperto un’organizzazione che arruolava cittadini cubani per combattere nell’esercito russo. Cuba ha sottolineato di essere estranea alle ostilità e chiarito che agirà “con forza contro chiunque, dal territorio nazionale, partecipi a qualsiasi forma di traffico di esseri umani a scopo di reclutamento o mercenarismo, per far sì che i cittadini cubani facciano uso di armi contro qualsiasi paese”.
L’intelligence britannica ha confermato la consistenza dei danni inferti dalle forze ucraine alla Flotta del Mar Nero a Sebastopoli dopo l’attacco dei giorni scorsi. Le immagini satellitari mostrano che la nave da sbarco Minsk è stata distrutta funzionalmente e il sottomarino Rostov pesantemente danneggiato. Kiev ha usato missili Storm Shadow di fabbricazione britannica.
Il Cardinale Matteo Zuppi, in Cina in questi giorni, tornerà presto in Russia. Il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, è “pronto” a dialogare nuovamente con l’inviato del Pontefice per l’Ucraina. “Il Vaticano prosegue i suoi sforzi. L’inviato del Papa tornerà presto. Siamo pronti a incontrare tutti, a parlare con tutti”, ha precisato.
Lavrov ha evidenziato gli sforzi della Turchia e il lavoro sotto traccia degli Emirati Arabi Uniti e dell’Arabia saudita, “prima di tutto per organizzare lo scambio di prigionieri di guerra”.
Zuppi non si ferma. Lo scorso giugno è stato in Ucraina, Russia e Stati Uniti. Giovedì è stato ricevuto al Ministero degli Esteri cinese, da Li Hui, rappresentante speciale per gli Affari Euroasiatici.
L’Alto rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera, Josep Borrell, ha promesso al nuovo ministro della Difesa ucraino, Rustem Umerov, maggiore sostegno, assicurando che l’Europa può “fare di più e più velocemente”.
“L’Unione Europea è pronta a fare di più e più velocemente per aiutare l’Ucraina a vincere. Anche l’Ucraina lotta per la nostra libertà”, ha fatto sapere il capo della diplomazia europea dopo il contatto telefonico.
Da parte sua, Umerov ha precisato che si è discusso di “come migliorare l’approvvigionamento di armi e munizioni”. “La libertà può essere protetta solo attraverso l’azione collettiva, che richiede un’efficace architettura di sicurezza comune in Europa”.