Non ancora metabolizzata l’incredibile morte di Jules Bianchi (Jean Todt, presidente della Federazione internazionale automobile, ha deciso di ritirare per sempre il “suo” numero 17), il circus della Formula uno è pronto per riaccendere i motori con il Gran premio di Ungheria, decima prova del campionato e l’ultimo primo della lunga pausa estiva.

A pochi giorni dalle prime prove libere, la domanda che gli appassionati si pongono è se la Ferrari, dopo un inizio brillante culminato con il successo in Malesia con Sebastian Vettel, riuscirà a ridurre il suo pesante gap dalle lanciatissime Mercedes, e a contenere il prepotente ritorno delle Williams.

Già, perché due settimane fa, a Silverstone, soltanto la pioggia – come ha ammesso candidamente lo stesso quattro volte campione del mondo –, ha consentito alla “Rossa” di tornare sul podio, avvinghiando il terzo posto dopo due gare (Austria e Canada) incolori e condite da errori.

É chiaro, infatti, che le evoluzioni portate in Gran Bretagna dalla SF15-T (in particolare la nuova ala anteriore) non hanno dato grosse migliorie, e confermano la tendenza che tutte le novità che gli uomini di Maranello hanno portato alla vettura da due mesi a questa parte sembrano averla resa meno competitiva. Anche il motore, sul quale gli ingegneri in inverno hanno fatto miracoli, non ha beneficiato dell’iniezione di cavalli che ci si aspettava con i primi “gettoni” di sviluppo.

Ecco perché Budapest (ma anche le successive Spa e Monza) è già un crocevia importante per la stagione della Ferrari.

Il direttore tecnico James Allison, l’uomo del miracolo rosso, è già sotto esame. È vero che si partiva da un progetto modificato in corsa, ma è altrettanto vero che ci si aspettava di più sul fronte degli sviluppi, visto che a Maranello hanno investito centinaia di milioni per la ristrutturazione della galleria del vento e l’acquisto di modernissimi banchi prova dinamici per motore e telaio.

E si dice che anche il presidente Sergio Marchionne, a fronte degli enormi sforzi economici profusi nella gestione sportiva, non sia certo contento.

L’estate sarà bollente anche per Kimi Raikkonen, che dopo gli errori “inglesi” e la sfuriata del team manager Arrivabene, non può davvero più sbagliare.

Il finlandese, dopo il secondo posto in Bahrain, ha iniziato una lunga e preoccupante fase discendente, tanto da metterne in discussione il rinnovo del contratto per la prossima stagione.

La Ferrari ha un’opzione da esercitare entro fine agosto, fra Belgio e Italia, perciò all’ex campione del mondo restano una o due gare per strappare la riconferma a suon di risultati.

E anche se le cifre per liberare Bottas e Ricciardo sono altissime, c’è sempre un Nico Hülkenberg in scadenza che potrebbe accettare di legarsi per un solo anno alla Rossa.

L’anno scorso, a trionfare all’Hungaroring, è stata la Reb Bull di Daniel Ricciardo, davanti alla Ferrari di Fernando Alonso e alla Mercedes di Lewis Hamilton.