
Il Taekwon-do è un’arte marziale di origine coreana creata, dopo lunghi anni di studio e approfondimenti, nel 1955 dal Generale dell’Esercito sudcoreano Choi Hong Hi. Nel 1966 venne alla luce il contenitore internazionale per la diffusione del Taekwon-do, l’International Taekwon-do Federation (ITF) di cui Choi fu eletto presidente.
Dopo una serie di scontri e tensioni con il governo di Seul, il Generale Choi scelse la via dell’esilio raggiungendo il Canada nel 1972. Allora la Corea del Sud era guidata dal militare Park Chung Hee salito al potere in seguito al Colpo di Stato 1961, caratterizzato da una durissima applicazione di misure contro l’opposizione e i sindacati. Seul promosse la creazione di una federazione alternativa, la World Taekwon-do Federation (WTF), maggiormente indirizzata alla sviluppo dell’arte marziale in chiave sportiva, a differenza delle direttive del fondatore.
Questa scissione tra le due Federazioni del Taekwon-do permane tutt’ora e si acuì negli anni ’80 quando il Generale Choi decise di coinvolgere la Corea Popolare e direttamente il Leader Kim Il Sung nello sviluppo dell’arte marziale anche nel nord della Penisola. Tra il 1981 e il 1984, Choi incontrò Kim Il Sung e il Primo Ministro Kim Il e diede il là all’addestramento del Taekwon-do nella RPDC e in altri paesi del blocco socialista e l’ITF divenne una federazione definitivamente di carattere internazionale. In breve tempo i taekwondoisti della Corea Popolare divennero il traino dell’ITF.

Nel 2002, in seguito ad un tumore allo stomaco, il Generale Choi Hong Hi morì a Pyongyang, ove si recava per ricevere le cure.
La morte del fondatore del Taekwon-do aprì la corsa alla successione al figlio del Generale, Choi Jung-hwa, che in un primo momento venne designato come tale (già dal 2000), ma fu allontanato per insanabili contrasti proprio dal padre prima delle morte.
Proprio nei giorni precedenti alla fine della sua vita, il Generale Choi espresse in un lascito quelle che erano le sue direttive per il futuro dell’ITF che avrebbe dovuto essere legato alla Corea Popolare e indicò nel Professor Chang Ung, un membro nordcoreano del CIO, il suo successore. L’evento fu successivamente vidimato dall’Assemblea Generale dell’ITF di Salonicco del 2003.
Due gruppi scissionisti non rispettarono questa decisione e si staccarono, creando due Federazioni omonime illegittime, la prima con base in Canada, guidata da Choi Jung-hwa e la seconda legata al maestro vietnamita Tran Trieu Quan, basata prima in Spagna e poi in Polonia, ma con indirizzo legale a Losanna, in Svizzera.
A più riprese le Federazioni scissioniste hanno cercato in vari modi di delegittimare l’originale ITF. La federazione di Tran (a cui sono succeduti l’argentino Pablo Trajtenberg e il tedesco Paul Weiler, attuale reggente) ha indetto una causa presso la Corte Suprema di Vienna, avente giurisdizione sulla sede centrale dell’ITF: l’ITF è, infatti, registrato presso la Polizia Federale austriaca fin dal 1986 (con successive registrazioni nel 2003, 2004, 2007, 2009), quando il Generale Choi trasferì la sede da Montreal all’attuale sede viennese e nel 2004 è registrato regolarmente presso il Ministero delle Finanze austriaco come Organizzazione Civile senza scopo di lucro. Con la sentenza del 22 settembre 2011 la Corte austriaca ha rigettato la causa riconoscendo l’ITF guidato all’epoca da Chang Ung come legittimo ente in continuità con l’organizzazione fondata nel 1966 dal Gen. Choi Hong Hi.
Ancora nel 2015 l’avvocato Giuseppe Lanotte, anche esponente di Fitsport Italia, cioè la branca dell’ITF nel nostro paese, ha presentato due atti di opposizione all’Ufficio Brevetti e Marchi del Ministero dello Sviluppo Economico, contro l’utilizzo in Italia del marchio “ITF” da parte della FITAE, esponenti della Federazione scissionista di Weiler. In entrambi i casi le opposizioni hanno avuto accoglimento dichiarando legittima la registrazione del marchio ITF nel nostro paese solo per la Federazione con sede a Vienna.
Ancora più recentemente una decisione favorevole all’ITF è arrivata dall’EUIPO, l’Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale, che ha accolto l’ennesima opposizione presentata in difesa del marchio dell’ITF, riconoscendo nuovamente piena identità e confondabilità tra il segno originale e quello depositato dall’associazione scissionista con sede a Losanna.
Ulteriori elementi che rendono granitica la posizione dell’ITF è il riconoscimento dell’Organizzazione Sportiva Internazionale dalla Federazione Sportiva Austriaca e l’accettazione tra le Federazioni firmatarie da parte dell’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA) nel luglio 2010, nonchè il ruolo di guida dell’International Martial Arts Games Comitee (IMGC), una struttura voluta dal Generale Choi Hong Hi per raccogliere e permettere lo sviluppo delle Federazioni internazionali di arti marziali, che ad oggi raccoglie 19 federazioni internazionali e 45 organismi nazionali.
Se la Federazione di Weiler muove, senza successo, cause legali, quella ulteriormente minoritaria legata a Choi Jung-hwa utilizza polemiche pretestuose come quella che accuserebbe l’ITF di violare l’eredità spirituale per aver modificato il nome di una dei “tul” (forme) creati all’atto di fondazione. Nell’ultima Assemblea è stato infatti deciso di modificare il nome del XXIV Tul “Tong-Il” (un riferimento all’unità della Corea) in “Chang Hon” (pseudonimo del Generale Choi). Chi ritiene questa modifica una violazione dell’eredità del Generale probabilmente finge di ricordare che fu lo stesso Generale Choi a decretare nel 1985 la modifica della denominazione di un Tul quando modificarono le condizioni esistenziali della sua Federazione: il nome del Ko-Dang (pseudonimo di Cho Man-sik, leader della resistenza cristiana all’Imperialismo giapponese) venne sostituito da Juche, in un nemmeno troppo nascosto omaggio al Leader della Corea Popolare. Dalla stessa Newsletter dell’ITF del novembre 1985 si legge: JU-CHE significa “completamente autosufficiente” ed è il più appropriato in questo momento».
Questa concentricità di attacchi all’ITF pare fine a se stessa, ma ad un’osservazione più attenta sembra legata alla questione relativa all’iscrizione quale patrimonio culturale immateriale del Taekwon-do all’UNESCO. Le federazioni WTF e ITF infatti nel 2018 iniziarono una trattativa per presentare congiuntamente una richiesta all’UNESCO per la registrazione dell’arte marziale, successivamente in seguito al cambio di prospettiva politica in merito all’unificazione della Corea (la politica di Kim Jong Un sui “due stati ostili” quale presa di coscienza di un’evidenza ormai consolidata e storica) e l’inattività della WTF ha spinto l’ITF e i membri diplomatici di Pyongyang presso l’Ente a chiedere unilateralmente l’iscrizione alla lista dell’Intangible Cultural Heritage (ICH), scavalcando quindi Seul che si è trovata con le spalle al muro.
Sarebbe il quarto riconoscimento per la Corea Popolare nell’ICH, dopo la lotta libera corean Ssirum, l’usanza di preparare il kimchi come contorno conservato e la canzone popolare Arirang.
