
Il regista di questo film uscito durante quest’anno divenne famoso e conosciuto in Italia per un suo film del 1981. Il film in questione era: “ Amore tossico “. Fu definito un film neorealista. Questa definizione fu dovuta a molte ragioni, gli attori erano tutti poveri tossicodipendenti conosciuti grazie ad un’opera di osservazione partecipante, utilizzando una terminologia sociologica di Guido Blumir. L’allora sociologo si prodigò di frequentare i pioneristici centri di recupero dell’epoca chiamati Sat. Lì conobbe i vari attori del suo futuro film, le difficoltà che incontrò quel film furono molteplici e anche la censura fece il suo corso tagliando alcune scene. Questo incipit è dovuto al fatto che questo film si svolge negli stessi luoghi dell’epoca, ovvero Ostia. Anche in questo film gli interpreti sono attori non professionisti. È un film che parla della vita di due ragazzi dei quali uno dei due si chiama Cesare. Il nome non è casuale in quanto era il nome del protagonista del precedente film. Cesare vive con il suo inseparabile amico Vittorio. I due vivono di espedienti, cercando di guadagnare i soldi che riescono attraverso lo spaccio delle droghe tanto di moda all’epoca. Stiamo parlando della droga di eccellenza dell’epoca in cui è stato ambientato questo film. Anni 90, anni del riflusso finale di ogni ideale, anni nei quali la psichedelia diviene popolare e stracciona. Dopo le feste da fine impero a Ibiza sul finire degli anni 80, queste feste e questo vitalismo divengono appannaggio di molti, per mantenere questa tensione verso il vitalismo e verso la psichedelia costoro devono in modo più crudo e assoluto lavorare per mantenere il proprio vizio. Quindi spacciano e lottano contro rivali e contro il mercato parallelo degli stupefacenti. Lottano anche grazie all’ausilio di un’altra sostanza che iniziò la propria corsa verso la popolarità quale la cocaina. Lottano però anche contro i propri demoni e contro i dolori che comunque affliggono le proprie vite. In modo semplice forse e lontano da ogni melanconica interpretazione. Vi chiederete a cosa mi riferisco, ebbene la nipotina di Cesare è affetta da Aids trasmessole dalla madre. Cesare si dimostra in modo forse un tantino goffo uno zio premuroso, al medesimo tempo assieme al suo amico Vittorio cerca di crearsi una vita diversa. I demoni se non vengono cacciati ritornano e fanno capolino e trionfano le vite indebolite da mancanza di prospettive e dolore e si prendono la propria rivincita. Film del quale consiglio la visione a tutti. Film nel quale la costumistica è stata davvero ben curata facendo rivivere a molti gli anni 90, quegli anni passati. Le mode dell’epoca ritornano come anche la musica che fu tanto amata in quegli anni. Il pregio del film è ricordare una parte dimenticata della società , una parte della quale si preferisce non parlare. Una parte che soffrì anche prima di questo infausto periodo storico. Una parte che essendo dimenticata rivolge la propria violenza in buona parte contro sé stessa contribuendo così a distruggere quelle poche prospettive che avrebbero potuto vivere. Una parte che non va giudicata troppo severamente, una parte che comunque viene vista in ultima ratio con un briciolo di speranza anche dal regista medesima. Questa parte è comunque una parte vitale e vitalistica. Di questo vitalismo il sistema non sapeva e non sa che farsene, la droga diventa un’attrattiva e una valvola di sfogo ma anche un prospettiva per poter approdare a certi lidi che altrimenti non sarebbero raggiungibili. È solo tornando a costruire una forte etica del lavoro che sconfiggeremo la droga. La droga è una fuga verso il piacere per alcuni, verso paradisi artificiali per altri. È chiaro che nessuno stato sarà mai perfetto , ne siamo consapevoli. Siamo consapevoli altresì che quando si crea un futuro composto da lavoro e famiglia per tutti , pochi allora saranno i devianti. Pochi e possibilmente controllati. Fino ad adesso non è stato così , da quando i sociologi hanno iniziato a parlare di giovani si sono susseguite mode e droghe. Non furono per tutti questi comportamenti e da un lato siamo contenti di ciò. Se ci fosse un futuro vero per molti si rivelerebbe la vera natura del deviante e saremmo molto poco accondiscendenti con costoro. Così non è e così non è stato. L’unico potere che abbiamo è denunciare queste situazione, con un’aggravante attuale. Se allora i nostri devianti erano autoctoni adesso ci troviamo di fronte alla devianza di coloro che si sentono spaesati da una terra che in fondo non comprendono e che alla fine nemmeno amano. Se un tempo i devianti erano drogati vedremo che saranno i futuri. Di fronte a ciò che accade nel mondo viene da pensare che i prossimi saranno terroristi islamici o gang etniche. Le quali per alimentare il proprio disagio non faranno altro che vendere droga a coloro che non capiscono o che in fondo non vogliono neanche capire. Il tutto nella nostra Italia! Cosa viene da aggiungere, ribelliamoci! Combattiamo e stigmatizziamo coloro che vendono morte e continuiamo a cercare di costruire un’alternativa per il bene di noi e dalla nostra terra.
Dario Daniele Raffo