Per capire in due secondi la gara di Suzuka, basta la frase pronunciata alla bandiera a scacchi da Sebastian Vettel (voto 10+), terzo al traguardo. «Ce l’ho messa tutta, scusate».

Poche parole che oltre a certificare un ragazzo straordinario prima che un pilota eccellente – alzi la mano chi si “giustifica” e chiede venia dopo aver conquistato il podio, un podio così – sono il simbolo di una Ferrari che prende e porta a casa un 3° e 4° posto come se fossero una doppietta. Certo, si può recriminare perché l’ex pilota della Red Bull è stato a lungo secondo, ma davanti alla Mercedes vista ieri, di nuovo straripante e inavvicinabile, la bandiera da sventolare aveva soltanto il colore bianco.

Ovvio che dopo il roboante successo di Singapore, da Maranello volevano ripetersi anche in Giappone. Si sapeva, però, che Suzuka non sarebbe stata come Marina Bay. Che la Mercedes non si sarebbe presa un altro weekend sabbatico per mettere ancora a rischio un Mondiale che lei stessa ha riaperto.

Che sarebbe stata tutt’altra storia. Che si sarebbe tornati alla normalità, dopo il fuori programma singaporiano. Come volevasi dimostrare.

Risultato? Ottava doppietta stagionale delle frecce tedesche (anche l’anno scorso qui fu doppietta, e terzo arrivò sempre Vettel, ma su Red Bull), e le freccine italiane alle spalle. Ma hanno dato tutto quello che potevano e avevano.

Vince Lewis Hamilton (voto 10) che mette le cose in chiaro con Nico Rosberg (voto 7,5) sin dalla seconda curva, accompagnando gentilmente il compagno di squadra e ribadendo, ancora una volta, chi comanda oggi in Formula uno. L’inglese, poi, ha fatto quello che fa quasi sempre: in testa dall’inizio alla fine con il suo ritmo insostenibile e creare fin da subito distacchi che alla fine saranno voragini. Diciotto secondi al figlio d’arte teutonico, che ci ha messo 30 giri prima di riprendere l’inseguimento al compagno di squadra, ma ormai il distacco era troppo elevato. Fregando proprio Vettel, che con le gomme al limite non ha potuto difendere la piazza d’onore e si è dovuto accontentare del terzo gradino. Terzo come il podio consecutivo portato a casa, il quarto negli ultimi cinque Gran Premi (primo in Ungheria e Singapore, secondo in Italia e terzo ieri), e peccato per il pneumatico esploso in Belgio.

È lui il pilota che ha fatto più punti negli ultimi due mesi.

Medaglia di legno per l’altra Ferrari, quella di Kimi Raikkonen (voto 7), che ha preceduto Bottas, Hulkenberg, Grosjean, Maldonado, Verstappen (ancora una gara colorita per il neanche maggiorenne pilota della Toro Rosso), Sainz. Undicesima piazza per un sempre più condannato all’anonimato Fernando Alonso (voto 4, da dividere con la Mclaren), che via radio non le ha mandate a dire: «Questo motore è da Gp2». In casa della Honda, che fornisce i propulsori alle (ex) Frecce d’argento, è una frase che danni ne lascerà parecchi.

Per Hamilton è la seconda vittoria di fila su questo tracciato, l’ottava della stagione e la 41ª della carriera (raggiunto Ayrton Senna. «Io come lui? Non mi sembra vero», dirà a fine gara), una in meno proprio di Sebastian Vettel.

Successo che chiude definitivamente i sogni di chi voleva un Mondiale ancora incerto. A cinque gare dal termine, la classifica parla chiaro: Hamilton 277 punti, Rosberg 229, Vettel 218, Raikkonen 119.

Prossimo appuntamento è l’11 ottobre, in Russia, sul circuito di Sochi.

L’anno scorso fu doppietta Mercedes…