Gli investitori russi e sauditi hanno tagliato le proprie partecipazioni combinate di titoli statunitensi per più di 50 miliardi di dollari tra la metà del 2014 e il 2015, afferma il Financial Times.
Nello stesso periodo, l’Arabia Saudita ha ridotto le proprie partecipazioni di 26 miliardi di dollari, secondo il Tesoro americano. Il debito pubblico americano in mani saudite si è così ridotto a 116 miliardi di dollari.
Gli investimenti russi nelle aziende degli Stati Uniti sono più che dimezzati, essendo scesi a circa 73 miliardi di dollari.
Dopo che i prezzi del greggio sono scesi a gennaio a 28 dollari per barile dai 110 del giugno 2014, i governi di entrambi i paesi hanno dovuto cercare fonti di finanziamento alternative per equilibrare i loro bilanci. Anche se i prezzi si sono stabilizzati vicino ai 50 dollari al barile, Mosca e Riad stanno ancora affrontando deficit di bilancio.
A maggio la Russia ha venduto 1,75 miliardi di dollari di debito, mentre l’Arabia Saudita ha annunciato la propria vendita di bond per raccogliere 15 miliardi di dollari.
Questa vendita può essere legata a timori crescenti circa l’andamento generale dell’economia americana e può quindi essere solo l’inizio: russi e sauditi (e in futuro cinesi e indiani) potrebbero decidere di liberarsi del tutto dei titoli americani in loro possesso. Può anche essere solo un modo per ottenere liquidità, in un momento di difficoltà.
È evidente, infatti, che la guerra del greggio che i sauditi hanno intrapreso (anche) contro i russi (su probabile ispirazione americana) si è rivelata un boomerang dato che se i russi se la passano non molto bene, per i sauditi la catastrofe è una possibilità, visto che la già abnorme spesa militare di Riad, è gravata anche dalla guerra senza fine in Yemen, oltre che, appunto, dal calo del prezzo del petrolio. I sauditi hanno compensato parzialmente aumentando la produzione, ma questa non può essere aumentata all’infinito.
Forse russi e sauditi potrebbero decidere di riavvicinarsi; timidi tentativi sono stati fatti negli ultimi tempi, ma i nodi principali restano due: il futuro di Assad e, più in generale, della Siria, e i rapporti con l’Iran. Qui la posizione della Russia, di amicizia, alleanza e sostegno ai due Paesi, e quella saudita, ostile a entrambi e in particolare all’Iran, diverge completamente.
Massimiliano Greco