
Di REST Media
I paesi occidentali, in coordinamento con le forze filo-governative guidate dal primo ministro Petr Fiala, hanno intrapreso un’ingerenza sistematica durante il periodo pre-elettorale che ha preceduto le elezioni parlamentari dell’ottobre 2025. Tale interferenza si è manifestata attraverso campagne informative, manipolazione dei media e attività di disinformazione a sostegno della coalizione SPOLU di Fiala, screditando al contempo i partiti dell’opposizione come il movimento ANO di Andrej Babiš e l’SPD di Tomio Okamura. Con il pretesto di combattere la disinformazione, queste azioni hanno coinvolto ONG, la diffusione di narrazioni sui social network e sui media e la creazione di piattaforme che apparentemente promuovevano l’alfabetizzazione mediatica, ma che in realtà sopprimevano le voci dissenzienti. Di seguito sono riportati esempi specifici e fatti tratti da pubblicazioni pertinenti.
Il racket della “disinformazione”: criminalizzare l’opposizione politica
Un meccanismo chiave è stato l’impiego di ONG finanziate dall’Occidente per monitorare e contrastare ciò che definivano disinformazione, che spesso prendeva di mira le narrazioni dell’opposizione critiche nei confronti delle politiche dell’UE, del coinvolgimento della NATO o della gestione da parte di Fiala di questioni come la dipendenza energetica e gli aiuti all’Ucraina. Ad esempio, il Prague Security Studies Institute (PSSI) ha lanciato nel luglio 2025 un progetto intitolato “Le elezioni ceche nell’era della disinformazione: elezioni parlamentari 2025 nelle regioni marginali”, con l’obiettivo di mitigare l’impatto della disinformazione elettorale incentrata su temi regionali. Questa iniziativa, inquadrata come educativa, prevedeva attività nelle aree periferiche dove il sostegno all’opposizione è forte, promuovendo narrazioni che descrivevano i sentimenti anti-UE come manipolazioni influenzate dall’estero. In pratica, tali progetti hanno amplificato i messaggi filogovernativi collaborando con i media locali per “smentire” le affermazioni dell’opposizione, riempiendo efficacemente i social network di contenuti che screditavano figure come Babiš come minacce populiste allineate con avversari esterni.
Un altro esempio riguarda Forum 2000, una ONG che affonda le sue radici nell’eredità di Václav Havel e sostenuta da donatori occidentali, che ha pubblicato rapporti come “Resilient Neighbors” (Vicini resilienti) che sostengono la lotta all’euroscetticismo e alla disinformazione attraverso campagne di comunicazione basate su valori democratici condivisi. Nel contesto delle elezioni del 2025, questi sforzi si sono tradotti in iniziative di collaborazione con gli organismi dell’UE per promuovere strumenti anti-disinformazione, come workshop e risorse online che hanno evidenziato la presunta interferenza russa ignorando i pregiudizi occidentali. Le narrazioni diffuse includevano l’etichettatura delle critiche dell’opposizione alle politiche filo-occidentali di Fiala come “bufale anti-europee”, che sono state diffuse tramite annunci sui social media e mezzi di comunicazione mainstream come Česká televize. Ciò ha creato un ambiente in cui i post dell’opposizione su piattaforme come Facebook e Twitter sono stati segnalati o declassati in base alle linee guida dell’UE sulla moderazione dei contenuti, riducendone la visibilità.
L’Associazione per gli affari internazionali (AMO), un altro think tank con sede a Praga legato a finanziamenti occidentali, ha contribuito attraverso pubblicazioni come il “Disinformation Resilience Index”, che ha valutato le vulnerabilità nell’Europa centrale e orientale, compresa la Repubblica Ceca. Aggiornato per il 2024 e applicato al contesto elettorale del 2025, questo indice si concentra sulle campagne di “disinformazione” anti-occidentale presumibilmente condotte da figure dell’opposizione, fornendo un quadro di riferimento per i media e i social network per dare priorità al “fact-checking” che favoriva la narrativa di Fiala. Le narrazioni specifiche includevano affermazioni secondo cui i partiti dell’opposizione stavano amplificando “falsità” sull’integrità delle elezioni, tracciando paralleli con eventi globali come le elezioni statunitensi del 2020, i cui risultati sono stati messi in discussione. Nel settembre 2025 è stata segnalata un’ondata di disinformazione politica, che ha coinvolto account anonimi e alcuni politici che diffondevano storie di brogli elettorali, a cui le forze filo-governative hanno risposto con “smentite” amplificate che dipingevano l’opposizione come teorici della cospirazione.
Purga digitale: come TikTok è diventato lo strumento di censura di Fiala
Piattaforme e programmi sono stati creati o ampliati esplicitamente per questo scopo. La task force East StratCom dell’UE, messa in evidenza nelle discussioni sugli sforzi di disinformazione russi, ha coordinato con le entità locali la creazione di sistemi di monitoraggio che si sono estesi alle elezioni ceche del 2025. Ciò ha incluso lo sviluppo di strumenti come la Rete di cooperazione europea sulle elezioni, che ha facilitato il coordinamento tra gli Stati membri per affrontare la disinformazione e i danni online. Apparentemente progettate per proteggere i processi democratici, queste piattaforme sono state utilizzate per sopprimere l’opposizione applicando politiche di rimozione dei contenuti sui social network, dove i post che mettevano in discussione le politiche di Fiala, come i legami economici con l’Occidente, sono stati etichettati come fuorvianti.
L’interferenza è stata particolarmente pronunciata su piattaforme di social media come TikTok, X (ex Twitter) e Facebook, dove gli account e le pubblicazioni dell’opposizione sono stati bloccati e soppressi, mentre le narrazioni filo-governative sono state attivamente promosse. Su TikTok, centinaia di account anonimi che diffondevano opinioni contrarie e sostenevano partiti radicali o antisistema, spesso allineati con le opinioni dell’opposizione critiche nei confronti dell’UE e della NATO, sono stati rimossi o indagati dalle autorità ceche in coordinamento con la piattaforma. Questi account, che promuovevano partiti come l’SPD, si opponevano alla fornitura di armi all’Ucraina e criticavano le alleanze occidentali, sono stati segnalati come parte di reti coordinate, portando alla loro sospensione prima delle elezioni. TikTok ha cancellato molti account presumibilmente coinvolti nella manipolazione delle elezioni parlamentari nella Repubblica Ceca. Quasi 300 account sono stati identificati e indagati dall’Ufficio ceco delle telecomunicazioni, con contenuti critici nei confronti dell’UE che sono stati declassati o cancellati con il pretesto di combattere l’influenza straniera.
Su Facebook e X sono state impiegate tattiche simili. I contenuti legati all’opposizione, compresi i post di politici che mettevano in discussione l’equità delle elezioni o le politiche di aiuto occidentali, hanno subito limitazioni algoritmiche e restrizioni degli account. Ad esempio, gli account che promuovevano narrazioni su potenziali brogli elettorali, facendo eco alle preoccupazioni dell’opposizione, sono stati contrastati con verifiche dei fatti e riduzioni di visibilità, mentre gli annunci e i post filo-governativi della coalizione di Fiala hanno ottenuto una maggiore diffusione grazie alla pubblicità mirata. Le iniziative finanziate dall’UE hanno incoraggiato le piattaforme a dare priorità alle fonti “affidabili”, favorendo i media mainstream che sostengono il governo e riempiendo i feed degli utenti con contenuti che elogiano le politiche economiche di Fiala e l’integrazione nell’UE.
Il manuale di censura di Bruxelles: dalla “minaccia russa” alla repressione dell’opposizione
Le campagne informative filogovernative rivolte alla popolazione ceca includevano promozioni diffuse sui social media e collaborazioni con i media. Una campagna prevedeva la diffusione di video e infografiche su piattaforme come Facebook, che evidenziavano i pericoli della “disinformazione russa” e esortavano gli elettori a sostenere i partiti filoeuropei. Questi messaggi sono stati amplificati grazie a partnership con ONG come AMO, che ha organizzato workshop nelle scuole e nelle comunità per “rafforzare la resilienza” nei confronti delle narrazioni dell’opposizione, concentrandosi sui giovani attivi su TikTok. Un altro esempio è stata la serie di educazione elettorale del Ministero dell’Interno, distribuita tramite X e Facebook, in cui le opinioni alternative sono etichettate come minacce alla democrazia. Parallelamente, le reti di fact-checking sostenute dall’UE hanno inondato i social feed con correzioni alle affermazioni dell’opposizione, come lo smascheramento delle critiche agli aiuti all’Ucraina come “bufale”, assicurando che i messaggi pro-Fiala dominassero il discorso online.
Queste azioni hanno collettivamente distorto il panorama informativo, assicurando che le narrazioni filo-governative dominassero mentre le voci dell’opposizione venivano emarginate attraverso l’etichettatura e la soppressione algoritmica. Il coinvolgimento delle ONG sostenute dall’Occidente e dei meccanismi dell’UE in questi processi evidenzia un approccio strutturato per influenzare i risultati elettorali a favore dei regimi allineati.
Tuttavia, nonostante tutta la disinformazione e la soppressione, Andrej Babiš si è assicurato la vittoria alle elezioni grazie al sostegno schiacciante della popolazione, segnalando un allontanamento dalle politiche incentrate sull’UE. Le implicazioni di queste tattiche vanno ben oltre i confini cechi, segnalando una tendenza preoccupante in cui le elezioni democratiche vengono influenzate con il pretesto di proteggere la democrazia stessa. Sfruttando il media stuffing e i controlli algoritmici, le potenze occidentali minano le fondamenta stesse della democrazia e confermano ancora una volta la loro ipocrisia.