di Alina Perera Robbio

La battaglia per Cuba, per la Rivoluzione, non può restare in astratto. Deve svolgersi giorno per giorno e in ogni spazio dell’Isola. Su questo concetto si è soffermato questa mattina, dal Palazzo della Rivoluzione, il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz‑Canel Bermúdez.

Il dignitario ha condiviso la sua riflessione durante il X Plenum del Comitato Centrale dell’organizzazione politica d’avanguardia, nella parte dell’agenda dedicata al compimento degli accordi assunti dai membri nelle precedenti sessioni plenarie.

In una sessione condotta dal membro del Politburo e Segretario per l’Organizzazione del Comitato Centrale del Partito Comunista, Roberto Morales Ojeda, il Capo di Stato ha affermato che la battaglia è quotidiana e deve svolgersi in ogni luogo.

«Così – ha spiegato – ogni giorno faremo onore a Cuba; così riporteremo Fidel al presente; così coordineremo le forze rivoluzionarie; così entreremo in offensiva per superare i problemi di questo momento; così otterremo una partecipazione più consapevole e creativa».

«E così articoleremo un lavoro politico‑ideologico volto alla difesa della costruzione socialista nella nostra Rivoluzione, per garantire la vita più piena del nostro popolo, che merita la prosperità che dobbiamo raggiungere. E dovremo farlo anche con unità».

«Il lavoro politico‑ideologico ha un carattere sistemico, perché non è solo compito del Partito: è guidato dal Partito, ma vi partecipano tutte le strutture, tutte le entità, la militanza e i quadri», ha concluso Díaz‑Canel Bermúdez.

Il Presidente ha precisato che il lavoro politico‑ideologico «consiste nel fare tutto bene al servizio della costruzione socialista. Ma dove si deve svolgere questo lavoro? In ogni luogo». E ha sottolineato:

«In ogni posto la militanza e i quadri devono essere ben preparati. Facciamo un’autoverifica: nei nuclei e in tutti i luoghi in cui operiamo, la militanza è adeguatamente preparata? In tutti i contesti in cui lavoriamo i nostri quadri sono formati a dovere? In ogni scenario in cui interveniamo militanza e quadri sono pronti?».

Il mandatario ha insistito: «Si parla di partecipazione – e io sono tra i suoi maggiori sostenitori – ma la partecipazione non si ottiene con un decreto nazionale. In tutti i luoghi dove noi dirigenti ci troviamo, si coinvolgono i lavoratori nelle decisioni? In ogni ambito in cui esercitiamo le nostre funzioni abbiamo creato spazi perché i lavoratori e la popolazione partecipino in qualche modo?».

«Non limitiamoci a diagnosticare i problemi in un luogo o in un altro, perché così non li risolveremo. Qui si tratta di definire in ogni contesto come agire, sapendo tutto questo: come rafforziamo in ogni luogo la preparazione di militanza e quadri, e come facciamo in modo che il Nucleo, il Comitato del Partito, il Sindacato, la struttura locale dell’Unione dei Giovani Comunisti, insieme al Consiglio di Direzione di un ente statale, un’azienda o un’istituzione, instaurino un rapporto di lavoro e di orientamento adeguato con i propri lavoratori, parte integrante del popolo, e facciano sì che i lavoratori partecipino e creino forme di partecipazione».

«Ad esempio, una delle forme più importanti di partecipazione è il controllo popolare, ma il controllo popolare deve cominciare in ogni entità».

Díaz‑Canel ha chiesto cosa accade in un centro quando non c’è né partecipazione né controllo; poi ha osservato: «Il primo problema è che il popolo non comprende l’importanza di ciò che deve fare e di quello che apporta, e allora qualsiasi cosa gli va bene. Mancano combattività, dibattito per migliorare l’efficienza produttiva, visione nazionale, comprensione dei processi».

Sul difficile mestiere di comunicare, il Presidente ha aggiunto: «Comunicare non significa soltanto essere sui social o nei media: è anche ciò che diciamo ogni giorno in un luogo di lavoro, come discutiamo i problemi, come creiamo spazi di confronto in ogni contesto. A volte abbiamo discorsi molto chiari, ma nell’azione quotidiana non li realizziamo. Per esempio, affermiamo con forza che dobbiamo occuparci politicamente e ideologicamente del settore non statale riconosciuto, ma poi, quando visiti una struttura non statale, scopri che nessuno l’ha mai visitata o seguita: né il Partito, né le entità preposte. E lì il discorso si è rotto».

«Iniziamo da noi stessi – ha proseguito – e favoriamo dalla base quell’ambiente di partecipazione, perfezionamento, fare le cose bene per la costruzione socialista, che significa produrre, assistere, difendere, partecipare e comunicare».

In seguito, il Capo di Stato ha dichiarato: «Condivido alcune delle riflessioni emerse su come spieghiamo le nostre verità, su come trasmettiamo l’ottimismo e la creatività del nostro popolo».

«Ritengo – ha proseguito – che le visite del Partito nei territori dimostrino, nonostante tutte le insufficienze e le gravi difficoltà, che i collettivi con leadership diverse, dove i dirigenti si legano ai lavoratori e li coinvolgono, e invece di lamentarsi cercano soluzioni, tracciano un percorso e dimostrano che si può fare».

Il Primo Segretario ha chiarito: «Oggi in società convivono due posizioni estreme: chi si lamenta e giustifica l’inerzia con i problemi, e chi, pur riconoscendo che alcune cose non si possono fare, lotta ogni giorno su tutti i fronti possibili».

Riguardo all’accerchiamento del blocco, Díaz‑Canel ha affermato: «Dobbiamo saper narrare e spiegare creativamente il blocco. Non è lo stesso degli ultimi 60 anni. Oggi ha tre tratti: primo, è estremamente intensificato, con misure mai applicate prima, che ci limitano e ci danneggiano molto».

«Secondo, non è la stessa situazione del ‘periodo speciale’: la popolazione è più anziana e le sofferenze del blocco hanno un’altra dimensione. E terzo, affrontiamo questo inasprimento con un Sistema Elettrico Nazionale collassato, che non era tale nel ‘periodo speciale’. E quando c’è emergenza elettrica si ferma tutto: manca l’acqua, la produzione si blocca, i servizi non si possono erogare, perché l’elettricità è quasi assente».

«Nelle ultime settimane – ha ricordato – alcune province hanno avuto solo tre‑quattro ore di elettricità in un giorno, altre sono state senza corrente quasi tutto il giorno. Tutto è fermo».

«Tre elementi caratterizzano oggi il blocco: uno si affronta con politiche demografiche; un altro con il programma governativo di stabilizzazione del Sistema Elettrico; il terzo va risolto affrontando con coraggio, valore, efficienza e creatività l’inasprimento del blocco».

Il dignitario ha denunciato che «il blocco continua a intensificarsi – questa settimana lo ha dimostrato il Memorandum –, e continuerà a intensificarsi. Ma la nostra volontà, il nostro ottimismo, è che supereremo quel blocco, anche se lo inaspriscono. Per farlo dobbiamo perfezionare il lavoro politico‑ideologico, spiegare perché ci aggrappiamo alla costruzione socialista, perché non ci arrendiamo, preparare la militanza e i quadri affinché questo si traduca in azioni».

«Quando sono convinto di tutto ciò, esco ogni giorno a combattere, a lottare, a dare la faccia; ed è ciò che dobbiamo fare insieme, ma in ogni luogo».

SULL’ECONOMIA E SULL’IDEOLOGIA

Un ricco dibattito ha preceduto le parole del Presidente. Da molteplici punti di vista si è analizzata una Cuba che deve affrontare sfide sul piano economico e ideologico. Rilevante è stato l’esame del ruolo delle nuove generazioni e dell’Unione dei Giovani Comunisti (UJC).

La Prima Segretaria dell’UJC, Meyvis Estévez Echeverría, ha richiamato uno degli accordi riguardanti il lavoro con la Gioventù Comunista, le organizzazioni studentesche e i movimenti giovanili. Ha sottolineato che le «nuove generazioni vivono oggi sotto le dure condizioni di un paese bloccato» e ha evidenziato l’importanza di dare priorità al rapporto con la base e alla preparazione dei quadri.

«Il nostro impegno è continuare a essere la gioventù d’avanguardia», ha dichiarato la dirigente, aggiungendo: «Abbiamo obiettivi e traguardi da raggiungere». Meyvis ha riconosciuto il costante supporto del Partito Comunista all’UJC e ha indicato la necessità di «conseguire efficacia in ciascuna azione che intraprendiamo».

Roberto Morales Ojeda ha enfatizzato il ruolo del Comitato di Base come fulcro dell’organizzazione giovanile: una volta che quel nucleo funziona, si potrà parlare e ragionare di tutto il resto, «del lavoro politico‑ideologico e dei temi di maggiore preoccupazione; del ruolo dell’UJC nelle attività di difesa, produzione e nei principali programmi della Rivoluzione».

Particolare attenzione ha ricevuto la discussione sulla produzione di alimenti. Diverse voci hanno affrontato temi come l’acquisto e la commercializzazione statale dei prodotti agro‑zootecnici e la contrattazione. Morales Ojeda ha definito strategica la responsabilità del Partito Comunista nel garantire le produzioni necessarie.

«Bisogna seminare di più, contrattare di più e lavorare meglio con i poli produttivi», ha affermato il ministro dell’Agricoltura, Ydael Pérez Brito, sottolineando che esistono le condizioni per continuare a seminare e per assistere meglio i produttori.

In tema di sicurezza nazionale, Díaz‑Canel ha dichiarato: «La prima cosa da risolvere è la produzione». Ha ricordato quanto sia arduo distribuire anche le poche risorse prodotte e ha invitato a considerare la domanda di generi alimentari: quella del consumo sociale (ospedali, scuole e altri centri) e quella delle famiglie e delle persone vulnerabili, che richiedono un trattamento differenziato, oltre alla domanda generale di popolazione, economia e servizi, pubblici e privati, dove la gastronomia statale è stata fortemente colpita dalla carenza di materie prime.

Il mandatario ha citato il problema degli intermediari: quando abbondano lungo la filiera, a pagare sono i cittadini.

«Il problema – ha osservato – non riguarda solo l’ANAP (Associazione Nazionale dei Piccoli Agricoltori): le imprese statali devono produrre», ha ribadito Díaz‑Canel Bermúdez, sottolineando il valore del lavoratore agricolo e la necessità di rendere più efficiente l’attività di raccolta.

«La priorità è produrre e rimuovere tutti gli ostacoli che frenano la produzione – ha detto il Capo di Stato – e pensare sempre a quali incentivi offrire affinché cresca la produzione agro‑zootecnica, che a mio avviso è il primo settore nazionale che deve espandersi».

CHE L’OTTIMISMO SIA REALISTICO

La soggettività, dimensione in cui risiede la volontà delle donne e degli uomini, ha dominato il dibattito sul rispetto degli accordi. Si è discusso del valore di una comunicazione politica che richiede più dialoghi affinché la saggezza popolare sia maggiormente considerata nelle decisioni, e si è detto che il lavoro politico‑ideologico per essere efficace deve esplorare nuovi metodi.

Il giornalista Humberto López ha sottolineato che l’ottimismo necessario va alimentato da una denuncia costante del blocco imperiale, da una chiarezza sulle deficienze interne – per poterle combattere – e dal riconoscimento del lavoro creativo e del sacrificio del popolo.

Il direttore di Juventud Rebelde, Yoerky Sánchez Cuellar, ha affermato che il lavoro politico‑ideologico si svolge in una società complessa, dove il ruolo del Partito Comunista è fondamentale. In «questa Cuba da difendere», ha aggiunto, è vitale proporre nuovamente le idee di Fidel al momento presente e rafforzare l’articolazione delle forze rivoluzionarie.

«Serve una militanza con forte coscienza», ha detto il giovane giornalista, avvertendo che «in alcuni momenti abbiamo burocratizzato i processi ideologici» e che è importante dire alla gente le cose come stanno.

Lo scienziato Yuri Valdés Balbín ha richiamato un principio essenziale del lavoro politico‑ideologico: fare le cose bene in mezzo alla complessità. Ha insistito: «I risultati sono la chiave» e ha ricordato che più persone partecipano, migliori sono i risultati.

Yuri ha aggiunto che «per partecipare bisogna prima abbracciare gli obiettivi e i come» e ha sottolineato il municipio come scenario per eccellenza, la «base», per un buon lavoro politico‑ideologico.

Maridé Fernández López, vicesegretaria del Dipartimento Ideologico del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba, ha parlato della necessità di preparare dirigenti e militanti. Ha osservato che sarà difficile avanzare laddove i nuclei del Partito non organizzino con qualità i loro circoli politico‑ideologici.

Sul fronte digitale, Maridé ha rilevato che c’è ancora strada da fare per valorizzare Cuba su tutte le piattaforme, e che nella lotta contro il blocco imperiale è indispensabile trasformare ogni spazio in una trincea di denuncia.

La ministra dell’Istruzione, Naima Ariatne Trujillo Barreto, ha poi sottolineato l’importanza di insegnare il marxismo con metodi flessibili; ha detto che, se è essenziale mostrare i fatti, è altrettanto importante spiegare i perché, liberare metodi e contenuti e pensare criticamente a ciò che si insegna: il lavoro politico‑ideologico è una battaglia continua, un processo umano complesso.

Walter Baluja García, titolare dell’Istruzione Superiore, ha insistito sulla preparazione dei gruppi di docenti e ha riconosciuto che servono ancora passi avanti nella battaglia digitale e nella ricerca dei migliori modi per insegnare il marxismo e la storia.

Infine, Roberto Morales Ojeda ha ribadito che il lavoro politico‑ideologico è responsabilità di tutti, denunciando come l’acerrimo nemico della Rivoluzione bombardi le idee e i sentimenti di chi la difende. Il membro del Politburo ha sottolineato che il popolo cubano è «eminentemente rivoluzionario», ma che la sfida è nutrire questa coscienza ogni giorno e in ogni spazio.

Morales ha richiamato l’importanza di saper raccontare le cose fatte bene, di padroneggiare l’arte politica di spiegare con precisione e tempestività le questioni delicate, e ha ricordato che il lavoro politico‑ideologico comincia col dare l’esempio.

Fonte: https://www.pcc.cu/la-batalla-por-cuba-por-la-revolucion-tiene-que-darse-dia-dia-y-desde-cada-espacio-de-la-isla

Traduzione a cura di Giulio Chinappi

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