
E’ passata quasi inosservata la disavventura capitata a Stefano Eranio, ex centrocampista del Genoa di Bagnoli e del Milan capelliano, licenziato dalla RSI (non mi riferisco all’ex Repubblica di Salò ma alla Radio Svizzera Italiana!) per aver pronunciato questa frase durante l’incontro di Champions League Bayer Leverkusen–Roma: “I giocatori di colore (Eranio si riferiva al difensore romanista Rüdiger), quando sono sulla linea difensiva spesso certi errori li fanno perché non sono concentrati. Sono potenti fisicamente… però quando c’è da pensare… spesso e volentieri fanno questi errori”.
Apriti cielo! La gaffe di Eranio, davanti a migliaia di spettatori incollati davanti alla Tv svizzera, non poteva passare inosservata e così l’emittente svizzera ha vergato questo ineffabile comunicato: “Dopo avere attentamente valutato la portata di questo commento, del tutto incompatibile con le regole e la deontologia del Servizio pubblico e preceduto da un’altra affermazione dello stesso tenore fatta da Eranio durante l’incontro Manchester City-Juventus del 15 settembre scorso, la Direzione della RSI ha deciso di interrompere immediatamente la collaborazione con Eranio stesso. Nel contempo, distanziandosi dalle parole del commentatore ospite, la RSI si scusa con il pubblico, parte del quale non ha mancato di comunicare il suo dissenso”. Il povero Eranio ha cercato di fare marcia indietro affermando che non è assolutamente un razzista e che con quel commento voleva solo sottolineare come in Africa non si curi la parte tattica. Ma con questa spiegazione il povero Stefano si è dato un ulteriore zappa sulle palle: Rüdiger è sì un giocatore di colore ma è nato e cresciuto a Berlino! Insomma, un’autentica gaffe nella gaffe per Eranio.
Questa vicenda ricorda molto da vicino un famoso epiteto attribuito a Niccolò Carosio durante la partita Italia–Israele dei mondiali messicani del 1970, rivolto al guardialinee etiope Seyoum Tarekegn: “Ma cosa vuole questo negraccio?”. Questa frase, captata da fonti etiopi e in realtà mai pronunciata dallo stesso Carosio, costò la carriera in Rai al popolare inventore della radiocronaca, probabilmente inviso agli etiopi per il fatto che Carosio era il radiocronista ufficiale della Nazionale del regime vincitrice dei mondiali del 1934 e 1938.
Negli stessi anni però, si potevano leggere cose ben peggiori, che farebbero trasalire le buone anime del politicamente corretto (quelle del “Obama è un grande perché è nero e la Clinton idem con patate perché è donna”), prendiamo ad esempio Storia Critica del Calcio Italiano, opera magna di Gianni Brera, scorrendo le pagine possiamo leggere “i negri brasiliani” fino ad incappare in una metafora decisamente ardita nel descrivere il famoso gol di Pelé segnato di testa nella finale di Coppa del Mondo del 1970 contro l’Italia: “Pelè si lascia cadere da un ramo di mango al quale sembrava appeso per incornare un traversone di Rivelino da sinistra”. Non immaginiamo che effetto avrebbe potuto fare una frase del genere oggi!
Dopo questa colorita parentesi torniamo a quanto visto sul campo nella settimana europea, una tre giorni agrodolce che ha visto le italiane centrare due successi in Europa League (Napoli e Lazio, abbastanza in scioltezza) e due pareggi in Champions (lo spettacolare 4-4 della Roma in Germania e lo scialbo 0-0 della Juventus in casa), l’unica nota davvero stonata è stata la sconfitta della Fiorentina rimediata in casa contro il modesto Lech Poznan a causa del turn-over scellerato del suo tecnico che per altro è stato giustamente punito in questa giornata di campionato nello scontro diretto contro la Roma. Se l’Inter è incappata nella pareggite e il Napoli continua ad essere un autentico rullo compressore, la notizia della giornata è il ritorno alla vittoria delle attardate Milan e Juventus. Martedì, si torna già in campo per il turno infrasettimanale, la gente deve pur vivere di solo calcio ogni giorno!
EMPOLI – GENOA 2-0: incredibilmente Jean Paul non sta facendo danni, anzi, nonostante le illustri cessioni, il rendimento della squadra toscana è superiore a quello dello scorso anno. Per quanto riguarda il Genoa, Gasperini ha sbagliato a fare turnover in alcuni ruoli chiave ed è stato giustamente punito.
CARPI – BOLOGNA 1-2: nell’inedito derby emiliano, una sorta di riedizione in tono minore della Secchia Rapita di Tassoni, s’impone la grassa e dotta Bologna, con un pizzico di sano culo che salva la traballante panchina di Delio Rossi. I felsinei comunque sono la squadra peggiore per qualità di gioco di questo campionato e se il Carpi fosse rimasto in dieci la storia sarebbe stata diversa, anche se il cambio tra l’ex contabile Castori e l’ex infermiere Sannino sembra aver portato poche idee nuove. P.S.: non immagino che salti di gioia stiano facendo tutti quelli che si sono presi il duo slavo Brkić e Belec al Fantacalcio!
PALERMO – INTER 1-1: Sciarpetta Mancini continua a buttare numeri e numeretti nel frullatore tattico (4-3-2-1 nel primo tempo, 4-2-3-1 nella ripresa che sono poi sempre 4-5-1) e intanto la sua Inter continua a non vincere, anche contro un modesto Palermo, salvato dal suo immenso Sorrentino (credo il portiere con la più alta percentuale di parate nell’ultimo decennio). Appurato che Condom-bià è un bidone clamoroso (o forse è il suo allenatore che lo fa giocare nel ruolo sbagliato!) e che Wandito Icardi e Jovetić non sono compatibili perché abbisognano entrambi di spazi dove poter sguazzare, se fossi in Mancini (che, indiscrezioni vogliono procacciatore di sponsor e contratti commerciali per la sua Inter) non dormirei sonni troppo tranquilli.
SAMPDORIA – VERONA 4-1: Zenga; Bergomi, Brehme; Matteoli, Ferri, Mandorlini. I due estremi della prima parte della formazione dell’Inter vincitrice dello storico scudetto “dei record” del 1988/89 si sono affrontati a Marassi in una sfida che ha visto trionfare l’ex portiere sull’ex jolly che soffiò il posto di libero a Passarella. Che dire, la Samp in casa è un autentico rullo compressore e contro un avversario del genere Walterone ha fatto bene a sfoderare il tridente, per quanto riguarda il Verona, la situazione è tragica perché la squadra sembra letteralmente allo sbando e non sembra più lottare per il proprio tecnico che deve ringraziare il fatto che mercoledì si torni già in campo.
MILAN – SASSUOLO 2-1: successo che dà ossigeno alla panchina dello Sputacchione, anche se di positivo ci sono solo i tre punti e il fatto di aver esorcizzato la bestia nera Sassuolo (anche se Berardi ha segnato ancora). Per il resto il Milan sinisiano continua ad essere un continuo pianto greco: gli episodi (espellere il portiere in situazioni del genere mi è sempre parso delittuoso) e la cattiva lettura di Di Francesco, che nel finale ha schiacciato troppo la sua squadra, hanno regalato tre punti anche se i problemi continuano a rimanere.
JUVENTUS – ATALANTA 2-0: in quello che per la Vecchia Signora è una specie di sfida interna (l’Atalanta è storicamente una specie di feudo bianconero), Pogba (10+5 cioè la sua attuale fantamedia) e soci vincono in scioltezza contro un’Atalanta troppo timorosa e rinunciataria. Buone notizie per Allegri che ha visto finalmente il suo attacco girare a dovere: che sia la prima pietra messa alla base della rimonta?
UDINESE – FROSINONE 1-0: nella settimana del suo compleanno, Mastro Lindo Colantuono si regala il primo successo nel nuovo stadio. Decide l’incontro il redivivo Ciccio Lodi con una punizioncina delle sue: giocatori delle sue caratteristiche sono sempre fondamentali nel calcio perché, anche se ormai cammini per il campo, la mattonella da fuori area può sempre regalare un successo alla tua squadra. Frosinone troppo rinunciatario nei primi quarantacinque minuti anche se nella ripresa avrebbe meritato l’X, ma con un attacco da Serie C non puoi pretendere la Luna.
LAZIO – TORINO 3-0: nel fortino dell’Olimpico la Lazio è davvero implacabile e fino ad ora ha sempre vinto sia in campionato che in Europa League, se Pioli, specialista nel fare le nozze coi fichi secchi, riesce a trovare la quadra in trasferta per la Lazio si aprirebbero prospettive interessanti. C’è da dire che il Torino sceso all’Olimpico è parso nuovamente rinunciatario e impotente come quello visto la scorsa settimana contro il Milan, gli uomini di GP Ventura stanno già tirando il fiato?
FIORENTINA – ROMA 0-2: la sbruffonata commessa in Europa League da Paulo Sousa (la supponenza degli iberici è notoria) non ha pagato. La sua Fiorentina è stata battuta con merito (lo stesso allenatore iberico ha ammesso tutto ciò) da una Roma brutta ma comunque efficace. La viola ha suppergiù giocato come contro l’Inter, solo che i nerazzurri sono una squadra lenta e macchinosa che è destinata ad andare in sofferenza contro squadre che hanno le caratteristiche dei gigliati, mentre la Roma, che è una squadra più agile e veloce, ha saputo rifilare ben due pere. Una squadra che lotta per il vertice non può prendere un gol come il secondo, specie se affronta una squadra di insigni contropiedisti. La Roma vive di solo contropiede (e quale sarebbe la novità) ma intanto è prima solitaria, sino a quando?
CHIEVO – NAPOLI 0-1: continua il momento magico per la squadra di Sarri che al Bentegodi, dove c’erano più tifosi napoletani che veronesi, c’entra con merito la settima vittoria consecutiva (25 gol fatti e 3 subiti). La parabola di questo Napoli mi ricorda molto quella dell’Inter dei record, anno di grazia 1988/89. L’anno precedente, con la coppia di registi in mezzo al campo formata da Scifo e Matteoli, i nerazzurri erano una squadra impalpabile. L’anno successivo, con tre innesti di peso (Matthäus, Brehme e Diaz) e alcune sagge mosse del Trap (Matteoli davanti alla difesa e Mandorlini libero) resero quella squadra un panzer schiacciasassi. Il calcio è uno sport dove l’equilibrio, così difficile da ottenere, è tutto o quasi. L’unica preoccupazione per il Napoli, oltre ai soliti acciacchi di Insigne, è il fatto che contro avversari tosti e blindati in difesa come il Chievo, si fa fatica a segnare, ma con un Higuain così…
