Prima l’annuncio in una giornata uggiosa, poi il grande gelo. In mezzo il grande mal di pancia del Pd, alle prese con il fragoroso ritorno, via social, di Re Antonio e con la levata di scudi dei pretoriani renziani. Sabato 21 novembre, ore 12:37, Antonio Bassolino rompe il silenzio pre pranzo su Facebook con un post secco, asciutto e tranciante: “Mi candido”.

Passano meno di tre ore e sulla pagina dell’ex padre-padrone della sinistra campana, appare un secondo avviso ai naviganti, più lungo ed articolato: “Mi candido di nuovo a Sindaco di Napoli. Fare il Sindaco è stato l’impegno più grande della mia vita e sento il dovere di mettermi al servizio della città. Napoli prima di tutto, di ogni interesse particolare. La crisi della città è infatti molto grave. È una crisi politica e civile, oltre che economica e sociale. Politica e civile deve dunque essere la risposta chiamando a raccolta le forze migliori e valorizzando le energie giovani. Unire Napoli contro le troppe divisioni è la strada maestra per il futuro”.

Il vecchio che avanza, senza chiedere permesso ai giovanotti che hanno tentato di prenderne il posto. In barba alle alchimie romane e senza alcun riguardo verso la caricatura obamiana in salsa fiorentina che dimora a Palazzo Chigi. Dopo la scalata del diversamente giovane De Luca alla Regione Campania, con l’aiuto decisivo del “secolare” De Mita, tocca al (fu) giovane Antonio da Afragola. L’appuntamento è in agenda per il 7 o il 20 Marzo, giorno delle primarie per decidere chi sarà il candidato sindaco del Pd (e forse della coalizione di centrosinistra) a Napoli.

Rimossa evidentemente dalla sua memoria la lunga stagione dell’emergenza rifiuti e messe alle spalle tante grande giudiziarie senza riportare danni degni di tal nome, il già sindaco del capoluogo partenopeo, Presidente della Regione nonché ministro del Lavoro, vuol ripartire da dove ha iniziato. Per farlo, però, dovrà superare gli ostacoli interni prima ancora che l’esame dell’urna, come dimostrano alcuni tra i primi messaggi di “benvenuto” che gli sono stati recapitati.

Nel segno del sarcasmo quello di Pippo Civati, leader di “Possibile”: “Napoli potrebbe avere alla Regione Vincenzo De Luca, che se la cava, e Antonio Bassolino, se vince le primarie, al Comune. Una modernizzazione quasi impetuosa e sconvolgente”.

Diretto e preciso quello diffuso via social da “Per Napoli”, l’associazione fondata da Umberto Ranieri, esponente di lungo corso del Pci, dei DS e del Pd: “La rete Per Napoli lavora contro l’ipotesi di ritorni al passato. Antonio Bassolino è stato il principale responsabile dell’immobilismo e dei disastri ambientali, economici e civili degli ultimi venti anni di Napoli e della Campania”.

Semaforo rosso anche dal vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini: “Tanto per cominciare, le amministrative non possono essere occasione di rivincite personali ma devono essere collegate ad un progetto condiviso. Non c’è fretta. In una delle prossime direzioni del Pd proporremo un election day il 20 marzo con primarie. Chi ha già fatto il sindaco per due mandati, anche in tempi lontani, è bene lasci il testimone ad altri. Quando un’esperienza è chiusa è chiusa. Varrebbe per Delrio a Reggio Emilia, per Renzi a Firenze o per me stesso se pensassi di ricandidarmi a Lodi”.

Sotto traccia ma contro Bassolino si muove anche Andrea Cozzolino, ex assessore regionale e votatissimo europarlamentare, un tempo suo fedelissimo. E’ di queste ultime ore la notizia di un patto di ferro stretto con il capogruppo Pd in Consiglio regionale, Mario Casillo, ed il potente consigliere regionale dem Lello Topo per convergere sul nome di Celeste Condorelli, figlia del medico e senatore democristiano Mario Condorelli, manager di fama ed amministratore delegato della Clinica Mediterranea.

L’ex governatore e Commissario straordinario all’emergenza rifiuti in Campania, è un osso duro e non mollerà tanto facilmente ma i disastri lasciati in eredità sono tanti e di enormi dimensioni. Ne citiamo solo alcuni: cinque milioni di ecoballe fuori legge, un miliardo e mezzo di euro sprecati in undici anni di commissariato di governo di cui hanno beneficiato amministratori incapaci o corrotti, camorra, imprenditori borderline, i generosi regali alla Impregilo per la costruzione degli impianti per la produzione di CDR, la grande balla di Pianura, illusa con una fantomatica riqualificazione e poi affogata sotto tonnellate di rifiuti speciali, industriali e tossici, lo scempio di Chiaiano, il termovalorizzatore di Acerra, costato una barca di soldi e nato già vecchio, l’incapacità di costruire veri impianti di compostaggio (ancora oggi paghiamo oggi 200 euro a tonnellata per spedire l’umido fuori regione), la mancata bonifica dei Regi lagni borbonici e del Sarno e la deindustrializzazione della dorsale produttiva casertana, un tempo definita la Brianza del Sud.

E’ pur vero che, come scrisse un celebre barbuto tedesco, “La storia si ripete, ora come tragedia, ora come farsa” ma Napoli ha già dato e non può essere un trampolino di lancio per chi ha già fallito.