Nel 1966 la FIAT presentò quella che molto probabilmente sarebbe stato il suo più grande successo: la 124. Alla sua genesi i tecnici della Casa torinese erano giunti dopo una serie di diatribe: c’era chi voleva continuare a valorizzare la vecchia 1100, continuando a modernizzarla e ad ingrandirla, e chi invece puntava sulla creazione di un modello completamente nuovo. Ma anche in quest’ultimo caso le divisioni non erano poche: la fazione più “avanguardista” proponeva un modello con motore e trazione anteriori, detto “Progetto 123”, quella “tradizionalista” il “Progetto 124”, con motore anteriore e trazione posteriore, e quella “alternativa” un terzo progetto, con motore e trazione posteriori, una “tutto dietro” come si usava dire nel gergo di allora.

Gli esempi di simili automobili, così diverse fra loro tecnicamente, nel mercato di allora si sprecavano: la Lancia, per esempio, dal 1960 aveva cominciato a produrre automobili con motore e trazione anteriore, e così anche parte della concorrenza tedesca e francese. Al contempo, però, vi erano anche molte autovetture di classe media e medio-alta con motore e trazione posteriore, come le Volkswagen. Dunque tutte le formule prese in esame apparivano valide ed equivalenti fra loro per gradimento del mercato, e nulla ancora faceva immaginare che solo di lì a pochi anni la formula del “tutto dietro” sarebbe rapidamente tramontata.

Alla fine a Torino si decise che il Progetto 123 sarebbe andato in produzione come Autobianchi, A111, perché per l’epoca ancora troppo avanzato per una Casa sostanzialmente conservatrice come la FIAT. La A111 sostituiva la Primula, la prima trazione anteriore del Gruppo FIAT, ed utilizzava la scocca del Progetto 124, che invece andava in produzione sotto le insegne FIAT. Malgrado le due auto avessero in comune quasi tutto ad eccezion fatta del tipo di trazione, anteriore per la A111 e posteriore per la 124, il loro successo fu comunque molto diverso: la prima avrebbe venduto poco, uscendo di produzione nel 1972 senza lasciare eredi, mentre la seconda sarebbe divenuta un best seller a livello mondiale, per poi lasciare il testimone in Europa all’altrettanto fortunata 131 nel 1974.

La 124 aveva, per quei tempi, una linea ritenuta classica e sobria, ma al tempo stesso molto moderna, vantava soluzioni tecniche raffinate come i quattro freni a disco quando la concorrenza in molti casi si affidava ancora a quelli a tamburo, e soprattutto disponeva di prestazioni decisamente molto buone, al punto che nella sua categoria soltanto la blasonata Alfa Romeo “Giulia” poteva di fatto surclassarla. Nella prova su strada condotta nel 1966 da “Quattroruote” la 124 si lasciò alle spalle una folta rappresentanza di Ford, Opel, Citroen, Renault, Lancia, NSU, SIMCA e compagnia bella.

Il suo motore era un 1200, monoalbero ad aste e bilancieri, progettato dal famoso ingegner Aurelio Lampredi, da cui sarebbero nati i monoalbero e soprattutto i bialbero FIAT destinati a rimanere sulla breccia fino al principio degli Anni Novanta. Per il resto l’auto era figlia dell’altrettanto celebre ingegner Dante Giacosa, in forze alla FIAT sin dai tempi in cui aveva progettato la “Topolino”.

Il successo, come già detto, risultò lusinghiero fin da subito: la 124 piaceva esteticamente e le sue doti tecniche convincevano. La sua solidità ne fece un’ottima candidata nei Rally, ma anche per colonizzare i paesi emergenti dove le strade erano ancora molto accidentate. Dalla Spagna all’India, dal Venezuela all’Indonesia, passando per la Turchia e l’Unione Sovietica, la diffusione ed il successo della 124 fu sempre incredibile e soprattutto longevo, al punto che la versione sovietica, la VAZ Lada “Zhiguli”, sarebbe rimasta in produzione fino al 2012 negli stabilimenti di Togliattigrad (ma tuttora le sue versioni derivate continuano ancora ad essere montate in Ucraina e in Egitto).

Fu proprio con la 124 che nacque la VAZ, nota in Occidente come Lada, nel 1966. L’accordo fra il governo sovietico e la FIAT per montare la 124 su licenza nell’URSS diede vita sempre in quel 1966 alla “Zhiguli”, con la creazione degli immensi stabilimenti di Togliattigrad. Già nel primo anno di produzione vennero così sfornate un milione di cosiddette “124 URSS” o “Zhiguli” come dir si voglia.

Celeberrime sarebbero state, poi, le 124 Coupè e Spider, quest’ultima disegnata da Pininfarina e mosse dal bialbero progettato da Lampredi, e la 125, berlina di categoria superiore alla 124 ma di cui ereditava parti della scocca e della meccanica: anche questa un altro grande successo della FIAT in quegli anni, sia a livello nazionale che all’estero. Furono non meno di quattro milioni le 124 prodotte dalla FIAT, a cui si devono assommare i diversi milioni di esemplari realizzati su licenza in altre parti del mondo, soprattutto in Russia.

In occasione del cinquantesimo anniversario della 124, la FIAT ha rispolverato questa denominazione per la sua nuova spider, ispirata fortemente proprio alla mai dimenticata 124 Spider di tanti anni fa.