
Nella serata di ieri, è arrivata la tanto attesa lettera dell’UE in merito alla richiesta di chiarimenti sulla legge di bilancio per il 2017.
La lettera, a firma del vice presidente della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis e del commissario agli affari monetari, Pierre Moscovici, chiede al Ministro italiano dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, “spiegazioni sulla revisione degli obiettivi e del divario sostanzioso rispetto agli impegni presi nella primavera scorsa”.
Nel complesso, non c’è nulla di nuovo di quel che già sapevamo: all’Italia era stata già concessa flessibilità nel 2015 e nel 2016 e gli accordi per il 2017 erano volti a un impegno verso il rigore di bilancio. In particolare, nella finanziaria per il 2017 presentata a Bruxelles, il disavanzo strutturale (cioè il deficit netto corretto per gli effetti del ciclo economico e delle misure straordinarie), risulta “negativo e ben al di sotto dello 0,6% del PIL o più raccomandato dal Consiglio il 12 luglio 2016”. Inoltre, si chiedono di definire meglio le “spese eccezionali”, cioè quelle previste per le emergenze migranti e terremoto. La lettera si conclude con l’intenzione di mantenere un “dialogo costruttivo” con l’Italia per raggiungere gli obiettivi finali. Infine, è attesa una risposta dell’Italia entro il 27 ottobre.
Dalle prime reazioni, sembra che il Presidente Renzi e i membri del governo non sembrano intenzionati a mutare nella sostanza la manovra finanziaria presentata. Fatto sta che un testo preciso della legge di Stabilità non è stato ancora presentato in Parlamento. Per ora solo la UE ha visto qualcosa di concreto mentre noi dobbiamo ancora continuare a fidarci delle slides della scorsa settimana.
Il nostro giudizio sulla vicenza è ormai chiaro e non cambia. L’Italia avrebbe bisogno di ben altro che una guerra sui decimali. Non dobbiamo dimenticare che oltre alla disastrosa situazione economica in cui vive il Paese, l’Italia ha bisogno di risolvere alcuni problemi che se mal governati potrebbero portare a conseguenze ancor più negative. Del caso banche ne abbiamo parlato abbastanza: il salvataggio di Mps è ancora lontano. La banca avrebbe bisogno di un intervento pubblico, che però viene negato dall’Europa e evitato dal governo. Il rischio è di vedere la banca finire in mano ai privati (leggasi JP Morgan e Soros) e di non risolvere alcun problema.
Inoltre, le risorse racimolate usufruendo della “clausola eventi eccezionali” potrebbero nemmeno essere sufficienti. In particolare, vediamo ogni giorno e sempre di più un incremento degli sbarchi di immigrati e degli arrivi in Italia. Sappiamo che già i fondi destinati al problema nel 2016 sono esauriti e che la legge finanziaria del 2017 deve andare a coprire in parte i debiti degli anni precedenti, oltre che ad affrontare le spese future. Se disgraziatamente venissero a mancare i fondi per mantenere i migranti nelle strutture alberghiere e nelle cooperative, presto o tardi queste persone potrebbero finire in mezzo alla strada causando problemi di ordine pubblico. E’ una situazione parecchio delicata.
Ricorderete poi i discorsi che si facevano nei giorni successivi al terremoto che ha sconvolto il centro Italia ad agosto: si parlava di un piano nazionale di messa in sicurezza delle strutture pubbliche e private delle zone a più alto rischio sismico. Nella legge di Stabilità di questo progetto non c’è traccia, o almeno non è previsto nessun grande piano di investimento pubblico a riguardo. Se qualcosa in tal senso si farà, verrà sicuramente messo in mano a banche e assicurazioni.
E’ assolutamente assurdo che uno Stato sovrano debba mettere il rigore di bilancio davanti alla sicurezza e al benessere dei propri cittadini. Eppure basterebbe che ad occuparsi delle emergenze e degli investimenti fosse direttamente la BCE. Ormai con i suoi interventi (per il QE Draghi spende 80 miliardi di euro al mese), la Banca Centrale Europea ha dimostrato che non ha problemi di liquidità. Lo stesso Draghi recentemente ha risposto a domanda precisa che la BCE “tecnicamente non può finire i soldi”, semplicemente perché può creare tutto il denaro di cui ha bisogno. La scelta di usare il denaro della Banca Centrale esclusivamente per il credito e per le banche, è una precisa scelta politica (precisamente gli articoli 123 e 127 del Trattato di Funzionamento dell’Unione Europea, o TFUE, definiscono la missione della BCE).
Le divergente tra Italia e Unione Europea fanno capo a due diversi obiettivi: il benessere dei cittadini contrapposto alla stabilità dei prezzi. Non può essere perseguito il primo, se si intende perseguire anche il secondo.
Tutto ciò si riflette nella riforma costituzionale che saremo chiamati a confermare o a respingere il 4 dicembre. La nostra Costituzione è stata scritta prevedendo un assetto economico di tipo keynesiano, che ha come obiettivo la garanzia del lavoro e quindi della piena occupazione; la riforma (anticipata già al tempo di Monti con l’introduzione del pareggio di bilancio all’art.81) invece rende costituzionali i principi perseguiti dall’Unione Europea: il rigore dei conti e la stabilità dei prezzi. Il 4 dicembre voteremo soprattutto per difendere i nostri personali interessi.
Marco Muscillo.