
Si prova sempre una certa goduria, una profonda soddisfazione, quando un articolo infamante, del tutto destituito d’ogni fondamento, viene clamorosamente smentito costringendo i suoi autori ad un’umiliante seppur salutare inversione di rotta. Sono avvenimenti da ricordare e di cui prendersi sempre accuratamente nota, giacché accadono ormai sempre più di rado. In questo caso l’articolo incriminato era contro l’Eritrea, pubblicato lo scorso 28 gennaio da un noto quotidiano ecologista online, ed aveva un titolo tanto inquietante quanto altisonante: “Eritrea, la dittatura vuole la poligamia obbligatoria e nega la crisi alimentare”. Di fronte all’indignata e doverosa reazione di Derres Araia, responsabile del Comitato per le Relazioni Estere della Comunità Eritrea in Italia, il suddetto giornale s’è visto obbligato a rettificare le sue precedenti inesattezze, pubblicando un nuovo articolo, stavolta con un titolo decisamente più attinente alla realtà: “In Eritrea nessuna poligamia obbligatoria”.
Il giornale, ovviamente, ha svolto una smentita solo parziale, precisando come “l’articolo poneva maggiore attenzione sulla grave siccità – purtroppo non smentita – che colpisce l’Eritrea, teniamo a sottolineare alcune delle molteplici fonti cui abbiamo attinto: Afrique News Info (partner di AFP, BBC, BMFTV, Jeune Afrique, Ndeke Luka, Radio France International); il giornale senegalese Senego; Africa24.info – Toute l’actualité d’Afrique”.
Ebbene, è evidente come agli autori di questa rettifica fatta a denti stretti siano sfuggiti due piccoli ma altamente significativi particolari: il primo è che la siccità che starebbe colpendo l’Eritrea non è frutto delle politiche del governo di Isaias Afewerki, che al contrario è noto per aver tappezzato tutto il paese di canali e bacini per la raccolta delle acque piovane e per la razionalizzazione delle risorse idriche, con grandi benefici per l’agricoltura; di sicuro la siccità non è dovuta al fatto d’aver chiuso le porte al Fondo Monetario Internazionale o alla Banca Mondiale. Il secondo particolare è che le “fonti” succitate sono l’equivalente africano delle europee Radio Free Europe e Radio Liberty, ovvero emittenti e giornali accanitamente filo-occidentali che hanno sempre denigrato non soltanto l’Eritrea ma anche tutti quei paesi e governi africani (dalla Guinea Equatoriale al Burundi, dal Ciad al Sudafrica, e così via) che risultano sgraditi a Bruxelles e alla Casa Bianca. Sono, per la precisione, quei giornali e quelle emittenti che hanno spianato la strada all’esecuzione della Costa d’Avorio e alla cattura del suo legittimo Presidente Laurent Gbagbo, e che poche settimane dopo hanno fatto altrettanto con la Jamahiriya Libica e la sua guida Muammar Gheddafi, vista ancor oggi come una figura eroica dalla maggior parte degli africani. La collaborazione o l’apparentamento con AFP, BBC, Jeune Afrique o Radio France International, da questo punto di vista, dovrebbe togliere ogni dubbio a chiunque sia anche solo vagamente smaliziato o comunque dotato di una pur minima conoscenza delle cose africane.
Pubblichiamo dunque ben volentieri questa precisazione giacché fra i giornalisti e le loro testate l’Eritrea, in un paese come l’Italia che pure ha intessuto con essa profondi legami durati decenni, ha purtroppo ben pochi amici. Tolta forse proprio “Opinione Pubblica”, che dell’Eritrea è sempre stata amica sincera.
E concludiamo quest’articolo con una piccola chiosa, davvero doverosa e indispensabile: chi ha scritto certi articoli dove si parlava di “poligamia obbligatoria”, certamente ignorava in toto la storia dell’Eritrea. Altrimenti avrebbe saputo come l’Eritrea sia proprio uno dei paesi, in Africa, che più si è speso e più si spende per elevare la condizione femminile: dalla lotta senza quartiere alle mutilazioni genitali femminili, all’istruzione, che vede sempre più alto il numero di studentesse, diplomate e laureate eritree, fino alla storia della trentennale lotta per la liberazione del paese dal dominio etiopico, dove le donne rappresentavano oltre il 30% dei combattenti del Fronte Popolare di Liberazione Eritreo. Donne che combatterono e che morirono per questa Eritrea, e non per quella immaginata o sognata dai suoi attuali ed inconsapevoli detrattori. Donne che, quando catturavano i loro nemici, che fossero etiopici, o consiglieri militari cubani o sovietici, li sfamavano e li trattavano come se fossero stati i loro figli o fratelli. Anche per questo motivo quanto è stato detto sul conto dell’Eritrea risulta profondamente insultante per la sensibilità di ogni eritreo: soprattutto delle donne eritree.

Filippo Bovo, questo articolo è splendido. Grazie, grazie e grazie. A nome soprattutto delle donne eritree che tu hai descritto così bene per il loro coraggio e umanità.
Letina