
“Nessun potere potrà impedire ai venezuelani di votare. La Costituente sarà un super potere per arrivare alla riconciliazione nazionale, alla giustizia, alla verità e superare i problemi che abbiamo. Non è la Costituente di Maduro, ma del popolo intero”. Aveva parlato così il presidente venezuelano alla vigilia di un voto che si preannunciava pieno di insidie, mentre tra le strade esplodeva la rabbia delle destre al soldo di Washington.
Le difficoltà dei “maduristi” e il carisma certamente non paragonabile a quello di Chavez del suo successore, hanno spinto i soliti noti a giocarsi il tutto per tutto, sostenuti dalla grancassa politico-mediatica occidentale, imbeccata dal Dipartimento di Stato americano.
Doveva essere una sconfitta, e sconfitta è stata: per loro, però.
8.089.320 venezuelani, sfidando la violenza, si sono recati alle urne in sostegno dell’Assemblea Nazionale Costituente convocata dal presidente Maduro.
“Ha vinto la pace, quando vince la pace, vince il Venezuela”, ha dichiarato la presidente del Consiglio Nazionale Elettorale del Venezuela, Tibisay Lucena, annunciando che l’affluenza è stata del 41,53%. Un risultato storico per l’era Maduro.
I venezuelani hanno votato per l’elezione di 364 rappresentanti territoriali e 173 settoriali. I restanti 8 costituenti saranno rappresentanti indigeni, da eleggere il primo di agosto, attraverso tre assemblee generali, secondo le tradizioni e le abitudini degli indigeni venezuelani.
Tra gli eletti figurano esponenti storici del fronte chavista come Cilia Flores, Delcy Rodríguez, Iris Varela, Jesús Faría, Juan Carlos Alemán (Distrito Capital), Diosdado Cabello (Monagas), Francisco Ameliach, Juan Carlos Otaiza (Carabobo), Ricardo Molina, Roque Valero (Aragua), Carmén Meléndez e Luis Jonas Reyes (Lara).
Il presidente Maduro ha affermato che la Costituente “ha la forza della legittimità, la forza morale di un popolo che in maniera eroica in condizioni di guerra si è recato a votare, per dire: vogliamo pace, tranquillità”.
“Questa Costituente, ha aggiunto Maduro, ha il compito di portare ordine, fare giustizia e difendere la pace. L’Assemblea Nazionale Costituente è lo spazio per il dialogo di tutti i venezuelani, per tutta la gente onesta che vuole pace”.
Puntuale oltre che scontata, l’accusa di brogli elettorali lanciata e rilanciata dalle destre e dai loro fiancheggiatori travestiti da osservatori imparziali. Talmente imparziali da spacciare 600mila votanti alla consultazione illegale organizzata dalle destre il 16 luglio per 7 milioni di venezuelani.
Il sistema elettorale venezuelano, è bene chiarirlo a chi parla senza conoscere certe dinamiche, è controllato da uno dei cinque poteri dello Stato, il Consiglio Nazionale Elettorale che si avvale di un sistema di votazione totalmente computerizzato che utilizza l’impronta digitale.
Rabbia, delusione e promessa di ritorsioni da parte statunitense.
Il Dipartimento di Stato americano ha condannato le elezioni venezuelane all’Assemblea Costituente e si è impegnato a porre in essere “azioni forti e rapide” per rovesciare Maduro.
“Gli Stati Uniti, ha dichiarato Heather Nauert, portavoce del Dipartimento di Stato, condannano le elezioni imposte il 30 luglio per l’Assemblea Nazionale Costituente, che è destinata a sostituire l’Assemblea Nazionale Legittima eletta e a minare il diritto del popolo venezuelano all’autodeterminazione. Continueremo a prendere azioni forti e rapide contro gli architetti dell’autoritarismo in Venezuela, inclusi quelli che partecipano all’Assemblea Nazionale Costituente a causa delle viziate elezioni di domenica”.
“Condanniamo, ha aggiunto Nauert, l’uso della violenza da parte del regime Maduro contro i cittadini che esercitano i loro diritti alla libertà di espressione e associazione pacifica”.
L’ambasciatore americano alle Nazioni Unite Nikki Haley ha definito le elezioni venezuelane all’Assemblea costituente un “passo verso la dittatura” aggiungendo che gli Stati Uniti non riconoscono i risultati della votazione.